A Como c’è una storica galleria d’arte che ha coronato trent’anni di attività ad altissimi livelli restituendo al mondo della storia dell’arte un capolavoro di cui finora era incerta l’attribuzione, ma che adesso vede riconosciuta ufficialmente la sua paternità: è Callea Antichità di via Diaz che, pochi giorni fa, ha presentato alla mostra milanese dell’antiquariato AMART la Madonna col Bambino, meglio conosciuta come Madonna Wendelstadt dal nome del suo primo proprietario noto, opera giovanile di Domenico Ghirlandaio (Firenze 1448-1494).
“Questo dipinto è noto fin dalla metà dell’Ottocento, quando compare a Francoforte nella collezione Wendelstadt attribuita però a Filippo Lippi e, successivamente, a Sandro Botticelli e anche al Ghirlandaio, ma senza alcuna certezza – racconta Stefano Callea, titolare della galleria insieme al padre Lallo Callea – nel frattempo l’opera passa di proprietario in proprietario, tra l’Europa e New York, arrivando anche nella collezione di Matilda Rausch Dodge Wilson, moglie di John Dodge, uno dei fondatori della “Dodge Motor Company, per poi finire in una collezione italiana dove è rimasta per quasi cinquant’anni”.
Fino a due anni fa, quando l’attuale proprietario decide di venderlo e si rivolge proprio a Callea che inizia un minuzioso lavoro di ricerca affidandosi ai migliori esperti a livello internazionale: “Oltre a ricostruire tutti i passaggi di proprietà dell’opera, ci siamo affidati al laboratorio di restauro fiorentino di Loredana Gallo che, sotto lo stretto controllo della Soprintendenza di Milano, ha permesso di riportare alla luce dettagli stilistici che hanno consentito agli storici dell’arte Andrea De Marchi e Cecilia Martelli di attribuire con certezza questa Madonna a Domenico Ghirlandaio sulla base di numerosi confronti stilistici con altre opere dell’artista (per approfondire: Andrea De Marchi-Cecilia Martelli, “Una Madonna verrocchiesca per la giovinezza di Domenico Ghirlandaio”, edizioni Mandragora Ndr)”.
Esposto alla Galleria Nazionale dell’Umbria all’interno di una grande mostra dedicata al Perugino, all’inizio di novembre la tavola è stata poi presentata ufficialmente alla quinta edizione di MAART suscitando un notevole scalpore: “E’ stato definito il pezzo più importante della mostra e, durante i giorni di apertura, è stato un continuo viavai di giornalisti, storici dell’arte, direttori di musei ma anche studenti che passavano a farsi un selfie davanti all’opera – spiega Stefano Callea – per noi questo non è stato solo un importante ritorno di immagina, ma soprattutto una grandissima soddisfazione che corona trent’anni di lavoro, di rapporti con i più importanti studiosi e di fiducia che ci concedono i clienti che si affidano a noi”.
Chiuso l’evento milanese, ora la galleria sta valutando le offerte di acquisto arrivate: “Difficilmente si faranno avanti i musei, che hanno tempi lunghissimi per le nuove acquisizioni, ma il dipinto è stato dichiarato dal Ministero opera di rilevante interesse culturale, quindi non potrà essere esportata e dovrà restare in Italia – prosegue Callea – questo sicuramente tutela il nostro patrimonio, ma esclude tutti i grandi collezionisti stranieri disposti a pagare anche il triplo della cifra a cui sarà possibile venderla nel nostro Paese”.
Ma quella del Ghirlandaio non è l’unica “chicca” riscoperta dalla galleria comasca: “Oltre che con un altro importantissimo dipinto, la Madonna con Bambino di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, abbiamo portato a Milano anche un’opera giovanile in bronzo di Rembrandt Bugatti, il Ritorno dal Pascolo, data per dispersa e ricomparsa in una cantina privata nel 1990”, dice infatti.
Nel frattempo, mentre la galleria comasca si prepara ad ampliarsi per la gioia dei clienti storici, ma anche dei turisti grazie all’acquisto degli adiacenti locali attualmente occupati dal bar tabaccheria Callea non si lascia sfuggire l’occasione per una riflessione dolce amara sui rapidissimi cambiamenti che il turismo nella nostra città sta vivendo: “Fino a poco tempo fa, il 70% del nostro fatturato era dato dai turisti o da stranieri che acquistano le ville sul lago – spiega infatti – quest’anno invece, nonostante la crescente quantità di visitatori in città, devo purtroppo constatare che il livello si è abbassato notevolmente e questo, a mio parere, può alla lunga rappresentare un boomerang perché chi può davvero spendere non vuole ritrovarsi in una luogo assediato dalla folla e da gruppi enormi che invadono la città. Il rischio è che resti solo un turismo che, alla fine, possa fare unicamente la felicità dei bar”.