Grandi problemi, grandi soluzioni. O, per lo meno, grandi sogni e poi chissà.
Dopo l’annuncio ieri, da parte del sindaco Mario Landriscina e del neo-assessore alla mobilità Pierangelo Gervasoni, di un considerevole allungamento dei tempi di chiusura dei passaggi a livello cittadini (fino a 17 minuti in un’ora, praticamente una condanna a morte per la viabilità nelle ore di punta), a scuotere la città dalla sua tipica duplice reazione “mi incavolo ma alla fine accetto tutto” o “l’unica soluzione è fare retromarcia e lasciare le cose come stanno” arriva lo sguardo illuminato e provocatore di Michele Dino Viganò.
Viale Lecco, passaggi a livello chiusi fino a 17 minuti in un’ora. Landriscina: “Imposizione che non posso digerire”
Lui, l’imprenditore tessile e una delle anime della rassegna comasca StreetScape che l’anno scorso “profanò” (e meno male!) il salotto buono e l’anima provincialissima di Como portando in piazza del Duomo il famoso toro e i panni stesi, torna con un’idea che aveva già proposto qualche anno fa ma che oggi potrebbe essere un vero e proprio uovo di Colombo.
“Perché non ripensare il tratto di ferrovia tra Como Borghi e Como Lago ispirandosi alla Highline di New York? – dice – l’avevo già proposta 6 anni fa alla precedente amministrazione. E non parlo necessariamente di una struttura rialzata ma anche solo, semplicemente, di un percorso pedonale e ciclabile che colleghi la stazione Borghi, dove si fermerebbero i treni, con il lago”.
Ok, Viale Lecco non è Manhattan ma l’idea è tutt’altro che campata in aria se si pensa a quello che è oggi quel tratto di ferrovia newyorkese destinato a essere abbattuto.
“E’ un percorso green, pieno di alberi, fiori tra i binari, panchine di legno e gente che si gode la vista della città da una prospettiva insolita”, dice. E immaginare qualcosa del genere anche per Como per arrivare al lago passando tra le mura, il Duomo, il teatro e la Casa del Fascio è qualcosa su cui varrebbe davvero la pena ragionare ma che richiede coraggio e, soprattutto, quella dote rarissima che si chiama visione.
“Il punto è che non ci si può limitare a pensare a cosa ha bisogno la città oggi – dice Viganò – bisogna pensare a che città vogliamo domani e agire di conseguenza”.
Ma quella dell’imprenditore appassionato d’arte non è l’unica voce che si alza sul tema. C’è anche quella di Roberta Lietti, ad esempio, curatrice e storica dell’arte comasca.
“E non dimentichiamo che, oltre a bloccare il traffico, i treni in entrata e in uscita dalla stazione di Como Lago provocano uno stridio insopportabile per i passanti ma, soprattutto, per chi vive e lavora qui. Inoltre con un rumore del genere è impossibile pensare di usare il Teatro o la Casa del Fascio come sfondo per eventi all’aperto, come meriterebbero – osserva Roberta Lietti – è un problema che segnalo da anni alle Ferrovie Nord tanto che stavo anche pensando di agire per vie legali”.
La soluzione? Anche per lei, fermare i treni a Como Borghi: “Si potrebbe pensare a un percorso pedonale ma anche a una metropolitana leggera su monorotaia, magari elettrica, molto più rapida, silenziosa e meno d’impatto sul traffico di un treno. Questo permetterebbe anche di valorizzare meglio una zona monumentale di grande pregio. Esistono soluzioni del genere in diverse città italiane e europee, sarebbe ora di pensarle anche per Como”.
6 Commenti
Fermiamo il treno per favorire le auto e poi facciamo una passeggiata in mezzo a due strisce di asfalto e parcheggi, avanti il futuro…
La monorotaia è una follia con un impatto terribile… Ma molto golosa per certi appetiti.
Basta un tapis roulan o un semplicissimo percorso pedonale sopraelevato di 3 metri su struttura in alluminio o legno avvolta da gelsomini e essenze con alberi. Ovviamente i soliti golosoni vogliono una bella monorotaia perché 100 volte più costosa
Una soluzione vecchia, datata e inefficiente. Va rigenerata la città CREANDO ZONE VERDI DI PREGIO E PUSTE CICLABILI DEGNE DI QUESTO NOME E NON CORSIE DI ASFALTO. ATTENDO CON RASSEGNAZIONE L’ENNESIMA RIQUALIFICAZIONE SENZA SENSO, ESTETICO IN PRIMIS, DEI GIARDINI A LAGO CHE RICORDO OLTRE 100 ANNI FA ERANO UNA PALUDE.
Ma che caso!!! 2 giorni dopo che io ho postato la stessa idea esce questo articolo. Che strana coincidenza. Che abbiano copiato o rubato l’idea???
In ogni caso è assolutamente necessario e importantissimo RIQUALIFICARE CON VERDE E AIUOLE FIORITE TUTTO IL TRATTO VIALE LECCO E VIA MANZONI….. SPOSTANDO IL CAPOLINEA TRENORD A COMO BORGHI O MEGLIO ANCORA CAMERLATA. POI CI SONO MILIONI DI SOLUZIONI A IMPATTO AMBIENTALE E PAESAGGISTICO ZERO PER RAGGIUNGERE IL LAGO. BASTA VOLERLO.
In verità ci sarebbe una soluzione ancora più semplice e più “green”: mantenere la comodissima linea ferroviaria che consente a tutti di raggiungere il lungolago e impedire ai veicoli di riversarsi sul lungolago, chiudendolo al traffico. In tal modo si libererebbe dalle auto almeno una parte della città, della quale davvero tutti potrebbero fruire, con una significativa diminuzione dell’inquinamento atmosferico (ovvero una delle cause dell’emergenza climatica).
Questa è una possibile soluzione. Anzi direi che è un’ottima possibile soluzione. C’è da chiedersi se non sia il caso di far partire questa metropolitana leggera sopraelevata monobinario dalla stazione di Camerlata. Si potrebbero anche creare delle stazioni intermedie. Una in prossimità al parcheggio Sant’Anna, l’altra vicino a via Oltrecolle. Si potrebbe inoltre fare opera analoga lungo la linea FS e così creare un sistema di trasporti cittadino su rotaia. Metropolitana leggera veloce e con una frequenza di 5minuti. I pendolari prenderebbero il treno da Camerlata che ridurrebbe la percorrenza fino a Milano perché non si dovrebbe più gestire i passaggi a livello e i rallentamenti della tratta che scende in convalle. Sicuramente ci saranno soluzioni alternative, vincoli da superare, ci sarà da discutere su priorità, su finanziamenti, su tutto ma intanto si comincia a immaginare la Como del futuro.
Lasciamo che il “buon” Sindaco e il redivivo Assessore a Lavori Pubblici si lagnino con TreNord. Per quel che serve. Fanno la loro onesta figura senza rompere troppo le palle ai “mentori” degli Amministratori di TreNord a loro volta occupati a parlare di clandestini.
Noi invece continuiamo a sperare che tra gli eredi di Antonio Sant’Elia e della sua stazione futurista, qualcuno ci doni qualche progetto che ci faccia riscoprire cosa Como e i comaschi sanno fare indipendentemente dal “buon” Sindaco e dai suoi amici.