La tassa sulla salute non va in vacanza, anzi. “Ci stiamo muovendo innanzitutto prevedendo incontri sindacali e con i lavoratori – previsti a settembre – perché siamo ormai alla vigilia dell’applicazione di questa tassa iniqua”.
A fare il punto della situazione sul contestato balzello (qui gli approfondimenti), che andrà a gravare sui vecchi frontalieri (in misura del 3%), per finanziare interventi a favore dei sanitari di confine, convincendoli a non andare a lavorare in Svizzera dove salari e modalità di lavoro sono decisamente più gratificanti, è Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale Cgil frontalieri.
Dopo il vertice del 22 luglio tra le organizzazioni sindacali italiane dei frontalieri (Cgil, Cisl e Uil) e l’assessorato ai rapporti con la Confederazione Elvetica di Regione Lombardia, dove veniva ribadita, nonostante le diverse contrarietà, la decisione di proseguire sul cammino della tassa, la mobilitazione riprende.
Primo passaggio un incontro a livello sindacale tra Italia e Svizzera “il prossimo 5 settembre a Como per decidere una strategia comune. Qui si stabiliranno gli orientamenti comuni e il calendario delle assemblee”.
Le strade possibili porteranno o a un accordo oppure ci sarà un muro contro muro tra istituzioni e sindacati dove non è esclusa una via legale per dirimere la questione.
Tramontata intanto l’ipotesi di destinare una parte del gettito a un non meglio definito “welfare di frontiera”.