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Tassa sulla salute: “Si farà, ecco quanto inciderà sui vecchi frontalieri”

In attesa delle riunioni di inizio settembre per capire come i sindacati decideranno di muoversi per affrontare, una volta per tutte, il tema della tassa sulla salute ( qui tutti gli approfondimenti) – o “contributo” come viene definito – la sua applicazione sembra però essere solo una questione di tempo.

Un ulteriore conferma arriva dall’assessore regionale competente Massimo Sertori durante una recentissima intervista a Unica tv, che puntava l’obiettivo principalmente sulle imminenti sulle Olimpiadi di Cortina 2026

“Lo ribadisco è un contributo. E voglio fare anche un esempio per spiegarne l’incidenza e l’utilità: se un vecchio frontaliere (ovvero chi lavora in Svizzera da prima del luglio 2023 quando è entrato in vigore il nuovo accordo), guadagnasse 4mila euro netti dovrebbe versare come contributo – visto che si è deciso di applicare la tariffa più bassa pari al 3% – 120 euro al mese per l’assistenza sanitaria che sarebbe per lui e i suoi cari. Certo il frontaliere può anche decidere di avvalersi dell’assistenza sanitaria svizzera ma pagherebbe come minimo da 350 franchi in su al mese e solo per lui senza estensione ai familiari”, spiega Sertori.

L’accordo tra Italia e Svizzera va ricordato, definisce due categorie di lavoratrici e lavoratori frontalieri: quelli “vecchi”, che lavoravano già nella Confederazione prima del 18 luglio 2023, e quelli nuovi, ovvero coloro che hanno iniziato l’attività oltreconfine dopo l’entrata in vigore dell’intesa. I “vecchi frontalieri” continuano ad essere tassati alla fonte in Svizzera, mentre quelli nuovi pagano l’Irpef in Italia.

“Inoltre tali somme andrebbero, come noto, a incrementare gli stipendi di medici e infermieri all’opera nelle strutture sanitarie comprese nella fascia dei 20 chilometri dalla Svizzera. Inoltre le cifre recuperate con questo contributo rimarrebbero in Regione e non passerebbero da Roma. E poi ripeto è un contributo perché quello che pagano i lavoratori di Italia su Irpef in ambito di sanità è molto più alto rispetto all’esempio fatto”, chiude Sertori.

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