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Bonaccini a Como per Minghetti, graffio a Bartolich: “I candidati a sinistra, migliori alleati della destra”

“Se dopo cinque anni cambi un sindaco tu ammetti che non ha funzionato”. Inizia con un colpo netto sul centrodestra comasco l’approdo cittadino di Stefano Bonaccini ma subito dopo arriva l’affondo, forse anche più duro poiché ‘in famiglia’, anche per la coalizione a sostegno di Adria Bartolich (Civitas, Assemblee Popolari, Noi di centro).

Con ordine. Doppio appuntamento lariano per il presidente della Regione Emilia Romagna: prima incontro con la candidata sindaco del centrosinistra Barbara Minghetti e la stampa, poi la presentazione del suo ultimo libro, “Il Paese che vogliamo. Idee e proposte per l’Italia Del Futuro”, allo spazio Diaz, sempre con Minghetti, la capolista pd Patrizia Lissi e il collega di partito, il consigliere regionale Angelo Orsenigo.

“All’ultima elezione regionale mi davano per sconfitto ma non ci hanno pensato due volte a ricandidarmi perché abbiamo lavorato bene – spiega Bonaccini – quindi se non riproponi il tuo sindaco significa che stai governando male e sei tu ad ammetterlo”. “Mi pare che a Como, tra l’altro, abbiano cambiato diversi assessori, no?” chiede poi, ricevendo assensi dai presenti. Insomma, la sciabolata al centrodestra e alla maggioranza che in questo quinquennio ha sostenuto il sindaco Mario Landriscina è tirata.

Ma lo sguardo del presidente regionale si sposta rapidamente a sinistra. Nell’ambito di un ragionamento sul rapporto tra libertà del candidato sindaco e partiti delle coalizioni Bonaccini ha detto: “Oggi i candidati hanno il diritto/dovere di rivolgersi a tutto l’elettorato, la mobilità del voto è molto alta. Vero, c’è chi non ti voterà mai ma c’è anche chi è disposto a dire ‘provo a scommettere’, non fosse così io non avrei mai vinto, per esempio ho preso voti dai Cinque Stelle. I cittadini sanno scegliere da soli. So che qui a Como ci sono candidati a sinistra (chiaro riferimento ad Adria Bartolich, Ndr). Ecco, se lavori per indebolire il centrosinistra, sei il migliore alleato della destra, fateglielo sapere. Lo dico io che sono di sinistra”.

Quindi, a domanda diretta, cioè se fosse venuto a proporre un modello per Minghetti, Bonacchini ha chiarito: “Mai usato un modello, al massimo un modo. Mai parlare degli altri (avversari, Ndr), se i cittadini ti votano non è perché l’avversario è scarso ma perché tu sei più affidabile. All’ultima elezione più Salvini mi insultava più mi concentravo sui temi”.

Così: “Voglio dare un consiglio non richiesto a Barbara, stai fuori, stai in mezzo alle persone. Io ho conquistato elettori, o quantomeno evitato che mi criticassero, girando il territorio, tutti i comuni della regione. I cittadini, anche quelli che non mi avrebbero votato, sapevano che sarei tornato. Quando arrivava Salvini a sostegno di Lucia Borgonzoni, che poi era lui il vero ‘candidato’, sapevano che certamente non l’avrebbero mai più rivisto. Se non conosci i luoghi e le persone non puoi fare niente”.

Como è stata antesignana, alle elezioni di cinque anni fa, dell’astensione che oggi è nodo di qualsiasi consultazione, amministrativa in particolare (si vedano le ultime dell’ottobre scorso). Facilmente la prossima tornata di giugno potrebbe veder replicato il fenomeno. C’è un’uscita? “E’ il dilemma delle democrazie – spiega Bonaccini – i partiti hanno meno appeal, così come i sindacati e le associazioni di categoria. In Regione Emilia Romagna abbiamo costruito un Patto per il lavoro e per il clima condiviso con 55 parti sociali, confrontandoci anche duramente abbiamo sviluppato scelte strategiche insieme. Così abbiamo fatto anche sull’Autonomia. Serve il confronto ma sono ben cosciente che c’è un indebolimento generale dei corpi intermedi, c’è meno partecipazione. Quando ho vinto la prima volta l’affluenza fu del 37.76%, mi dissero che ero un non vincitore. Nel 2020 è stata del 67.67%. Dunque si può cambiare”.

 

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3 Commenti

  1. Bonaccini è un politico ed un amministratore in gamba, ne avessimo qualcuno anche noi…..?.
    Peccato che a Como oggi non gliela hanno affatto raccontata giusta (come al solito, del resto ….)sulla questione locale e sul rifiuto per 4 mesi di dialogare sui TEMI importanti con quella parte del centrosinistra che, per principio e per onestà, non è disponibile a farsi coinvolgere solo per ragioni di convenienza politica, e perciò ha dovuto scegliere a malincuore di non partecipare alla coalizione Pd/Svolta Civica/partitini vari.
    Chi vivrà vedrà ?

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