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Torri recintate come buoi nello stallazzo: così nel 2017 il Comune perse 200mila euro per i restauri

A vedere le mura e le torri di Como recintate come fossero buoi nello stallazzo e non tra i simboli più importanti della città, viene un oggettivo magone.

Una tristezza che però rischia di tramutarsi in rabbia se si ha un minimo di conoscenza della storia amministrativa di Como. E questo è il caso.

 

Bisogna tornare al febbraio 2017, Giunta Lucini, per rispolverare un episodio che, alla luce dei cedimenti e del fiorire di transenne attuali, ha dello scandaloso. Cinque anni fa, infatti, un bel giorno arrivò a Palazzo Cernezzi una lettera. O meglio, una letteraccia. Il mittente era la Fondazione Cariplo ai tempi ancora guidata dall’avvocato comasco Giuseppe Guzzetti, il quale – come si ricorderà – certo non si poteva accusare di distacco e mancanza di empatia per le vicende della sua città, come dimostrarono anche i 5 milioni destinati al recupero di Villa Olmo.

Ma cosa c’era scritto in quella missiva da Milano? Sì, esattamente quello che potete temere: la revoca di un corposissimo finanziamento di 200mila euro per le indagini, le verifiche e il restauro di mura e torri della città. Proprio quelle che ora perdono pezzi qua a là e che soffocano tra recinzioni sgarcianti e transenne.

Ancora più scandaloso, quel fatto, se si pensa che la richiesta e il relativo ottenimento di quei 200mila euro risalivano addirittura a 7 anni prima, il 2010, quando fu l’allora Giunta Bruni a perorare la causa. Con quei soldi – e qui tutto assume toni tra il beffardo e il drammatico – avrebbe potuto, testualmente dal documento, “avviare rilievi geometrici e dimensionali sulla cinta muraria e sulle torri cittadine per valutarne fessurazioni e danneggiamenti, e quindi iniziare una serie di indagini di diagnostica, monitoraggio e manutenzione”.

L’incombenza di far partire tutto era in capo agli uffici del settore Opere pubbliche, ma – il risultato lo si vede – in realtà, dal momento in cui Fondazione Cariplo diede l’ok al finanziamento, tra stanze e corridioi del palazzo nulla si mosse mai: non un progetto, non un cantiere, nulla di nulla. Da cui, la revoca di Fondazione Cariplo.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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4 Commenti

  1. Al più che giusto rammarico sull’assurdo ed imperdonabile congelamento per 7 anni dei fondi donati dalla Cariplo per i restauri delle mura, fondi entrati nel 2010 sindaco pro-tempore Stefano BRUNI, bisognerebbe unire il doveroso ricordo della generosissima disponibilità dimostrata da Antonio Ratti per un progetto di valorizzazione di Porta Torre, riportata nell’intervista di Chiara Taiana all’architetto paesaggista Pierluigi Ratti dal titolo:  “Un sogno perduto, la Como che non sa osare” del 2 maggio 2021.
    Di essa cito due passaggi:

    “Era la fine degli anni Novanta, Antonio Ratti compiva 80 anni e si festeggiavano anche i 50 anni delle seterie Ratti –ricorda [Pierluigi]– e il suo desiderio era quello di fare un regalo alla città: un museo modernissimo all’interno di Porta Torre da dedicare alle opere di Terragni e Sant’Elia” […] “Un’idea avveniristica che non avrebbe intaccato il monumento ma avrebbe consentito di valorizzarne i vuoti e l’altezza: Il progetto prevedeva la realizzazione di una struttura autoportante all’interno della torre che non avrebbe toccato le murature e che non sarebbe stata visibile dall’esterno – spiega [Pierluigi] – ed il Cavalier Ratti era ovviamente disponibile a sostenere tutte le spese di realizzazione e io mi ero offerto di parlarne con l’allora sindaco Alberto Botta e con l’assessore alla Cultura Paolo De Santis.
    Ma l’unica risposta che avevo ricevuto era stata che la Soprintendenza non l’avrebbe mai permesso. Non so neppure se fosse stata consultata, visto che non esisteva ancora un vero e proprio progetto”.

    E lascio qui il link per chi volesse rileggersi l’articolo interamente:

    https://comozero.it/attualita/un-sogno-perduto-la-como-che-non-sa-osare-dialogo-splendido-e-amaro-carlo-pozzoni-pierluigi-ratti/#:~:text=Un%20sogno%20perduto,Chiara%20Taiana

  2. Ma la magistratura ora cosa pensa di fare???
    Nulla o attivarsi rapidissimamente??
    Ma moooolto velocemente si spera.
    Oppure aspettiamo che si prescriva tutto???

  3. Chi era capo degli uffici opere pubbliche?
    Dirigenti premiati a fine anno?
    Perché abbiamo uffici comunali gestiti in modo così squallido, approssimativo e autolesionistico?

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