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Attualità, Politica

Memoria negata ai pazienti dell’ex manicomio San Martino. Ira Cantaluppi (FdI): “Stiamo scherzando, ridendo e giocando?”. Rapinese: “Mi guardi, non si permetta”

Cantaluppi: “Allora, le cose sono due. O non si è capito l’impegno o qua stiamo scherzando, ridendo e giocando. Allora, l’impegno è ben chiaro, intitolare il nuovo ponte sul Cosia agli ex pazienti dell’ospedale psichiatrico San Martino”

Rapinese: “Non si permetta di dire che rido o che scherzo, quando lo faccio se ne renderà ben conto. Francamente la trovo personalmente di pessimo gusto e mi fermo qui”

Con ordine. Per chi avesse pensato (pure per certi versi a ragione poiché taluni momenti passati sembravano segnalare una certa reciprocità dei i due) che tra il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, e il capogruppo FdI, Lorenzo Cantaluppi, fosse tutto un rose e fiori ecco la smentita secca e stavolta pesantissima che segna una chiara rottura. Insomma, sono finiti i tempi del “apprezzo tantissimo Cantaluppi” (qui il racconto). E’ successo ieri sera, 26 giugno, in Consiglio comunale a Como. Iniziativa di Cantaluppi: intitolare il nuovo ponte pedonale sul Cosia (voluto dall’amministrazione Landriscina), di fronte all’ex ospedale psichiatrico San Martino, a quanti per decenni sono stati ricoverati e, prima della Legge Basaglia, segregati con violenza e ingiustizia tra quelle mura.

Spiegava ieri Cantaluppi, illustrando la mozione: “Un ponte, simbolo di unione. Unione che sia pure tardiva, sono passati oltre 40 anni dalla chiusura dei manicomi (la Basaglia è del 1978, Ndr), dovrebbe andare a risarcire o comunque a cercare di risanare questo rapporto che c’era tra le persone, passatemi i termini, rinchiuse e rintanate, all’interno del manicomio e la nostra città. Nei manicomi venivano nascoste forzatamente persone che in realtà erano semplicemente diverse, bastava essere un alcolista o un emigrante dal Sud Italia che, vista la lontananza dalla propria terra. iniziava ad avere qualche piccolo problema. Venivano rinchiusi, bastava la decisione di un medico o di un comandante dei carabinieri, di chiunque, veniva rinchiusa una persona perché dichiarata pericolosa per sé o per gli altri. In realtà si cercava di nascondere chiunque non fosse omologato agli standard dell’epoca, in questi posti è noto come vi fossero trattamenti spesso disumani. Dove queste persone venivano invece che curate messe nella condizione di nemmeno più pensare […]. Sono stati 40mila nostri concittadini […] Bambini abbandonati che lì hanno passato tutta la vita. Si dice ‘caso umano’, non siamo tutti casi umani? Con le nostre peculiarità e stranezze. Ecco, una volta per queste stranezze si veniva rinchiusi per tutta la vita. In memoria di questi nostri concittadini io chiedo che il ponte nuovo, inaugurato nel 2021, venga intitolato a questi internati”. Segue l’appoggio del Pd con la capogruppo, Patrizia Lissi che ricordava: “Quando lavoravo in medicina (è infermiera, Ndr), ero giovane, era l’84 o ’85. Spesso incontravo donne che venivano ricoverate poiché assopite, dovevano risvegliarsi dalle terapie (psichiatriche, Ndr). Una era ricoverata da quando aveva 4 anni, una da quando ne aveva 6. Leggevo le loro cartelle cliniche la notte. Quando lavoravo con i pazienti terminali ho seguito una cuoca dell’ex San Martino, cucinava per i bambini, e mi raccontava che spesso erano solamente bimbi disabili”.

Area ex ospedale psichiatrico San Martino. Ph: Carlo Pozzoni

Interviene il sindaco Rapinese per il parere di Giunta. Dice: “Non voglio ripercorrere una parte della storia di questo Paese dove succedevano cose che oggi probabilmente non succederanno più. E magari ne stiamo commettendo altre che tra qualche decennio ci diranno “ma pensa come erano messi quelli lì”. Nello specifico mi mette molto in imbarazzo, perché il dedicare una via a chi ha avuto una malattia psichiatrica. Ecco, francamente, o non sono pronto dal punto di vista culturale o mi interrogo su a quante tipologie di malattie da domani mattina dovremmo dedicare delle vie. Perché partire da questa? E nello specifico, nel ripercorrere quel percorso, francamente posso entrare nel giudizio, che è consentito a ognuno di noi, ma è stato un percorso della nostra Repubblica evolutivo. Sono realmente in imbarazzo nel pensare quale possa essere il motivo per il quale preferire un soggetto che ha una patologia di questa natura rispetto a mille altre patologie. Faccio veramente, veramente, veramente fatica. Il parere è contrario”.

E qui replica, nelle dichiarazioni di voto, il consigliere Dem, Stefano Legnani: “Sindaco, magari provo ad aiutarla. A Como esiste via Donatori del Sangue ma non c’è via Donatori del Midollo Osseo o via Donatori del Cuore o via Donatori del Rene. Il tema è perché facciamo piazza Mazzini e non piazza Italo Svevo? Chiaro che tutte le volte in cui si dedica a qualcuno qualcosa, si fa una scelta. Non è che si discriminano gli altri, si sceglie di dare un segno, un simbolo. E quel ponte lì, in fondo, sta proprio di fronte all’ingresso, che per molti è diventato ingresso e mai uscita, di quel quartiere disgraziato. Io l’ho visitato quando facevo l’obiettore di coscienza, non era più manicomio, c’erano dei locali di una tristezza infinita. Quell’ingresso è stato per molti la prima uscita quando con la Legge Basaglia sono stati chiusi i manicomi, perché usciti da quel cancello la cosa più semplice per andare in città era percorrere quel ponte. E’ per quello che mi pare intelligente, sensibile, un’attenzione, niente di trascendentale, non è che casca il mondo sia che si faccia o non si faccia questa dedica. Però è quello che facevano, noi costruiamo ponti e non muri.  ‘Attraversiamo quel ponte, usciamo da questo luogo di disperazione e ricominciamo a incontrare la città che ci ha emarginati’:  è il senso di questa intitolazione, nulla di più e nulla di meno, Non si tratta di avere figli o figliastri sindaco, anche quando lei sceglie di intervenire su una scuola o su un giardino piuttosto che su un altro è la stessa identica cosa. Si tratta di fare delle scelte e assumersi la responsabilità delle cose che si fanno. Se non lo si vuole fare se ne prende atto”.

E qui parte la tensione. Prende di nuovo la parola Cantaluppi, chiaramente rabbioso: “Allora, le cose sono due. O non si è capito l’impegno o qua stiamo scherzando, ridendo e giocando. Allora, l’impegno è ben chiaro, Intitolare il nuovo ponte sul Cosia agli ex pazienti dell’ospedale psichiatrico San Martino. Non si dice di che patologia, si parla di persone che sono state internate di forza, che hanno passato magari anche buona parte o tutta la vita in una situazione di non-vita, in un non-luogo. Perché quello era un non-luogo fermo, immobile dove eri costretto forzatamente e a volte sottoposto a delle cose che oggi chiameremmo torture. Quindi qui non si tratta di intitolare a questa o a quella malattia, a questa o a quella persona. Si tratta di intitolare a persone che erano internate. Cioè mi sembra sia chiaro l’impegno. Colleghi di maggioranza (si rivolge ai consiglieri della lista Rapinese Sindaco, Ndr) è chiaro è l’impegno o devo ripeterlo?”. Quindi rilegge il titolo della mozione. “Parliamo di persone internate -aggiunge- lo ha ricordato la collega Lissi, parliamo di bambini di 4 anni che hanno passato fino ai 60 all’interno di questo non-luogo. Io veramente non so. Voterete sicuramente contro ma vi invito a documentarvi su quelle che erano le condizioni di vita e delle persone e dei nostri concittadini che hanno passato l’esistenza in quel posto, Quindi io sono certo che questa amministrazione non intitolerà nulla a nessuno in questi anni perché se no si fa uno sgarro a qualcun altro”.

Interviene ancora il primo cittadino: “Vorrei chiarire al consigliere Cantaluppi che non sto né ridendo, né scherzando e non si deve neanche permettere, se posso. Guardi bene la mia faccia: le sembra che rida? Guardi bene ancora la mia faccia, le sembra che stia scherzando? E non si permetta di dire che rido o che scherzo, quando lo faccio se ne renderà ben conto. Francamente la trovo personalmente di pessimo gusto e mi fermo qui. Dopo di che (emette un suono che non si capisce che onomatopea sia, Ndr) trovo di pessimo gusto molte altre cose che se vuole le elenco una dopo l’altra. Ma di sicuro lei non si permetterà più, in mia presenza, di dire che rido e scherzo. Grazie”.

L’iniziativa poi è stata chiaramente bocciata: 8 favorevoli, 19 contrari.

QUI IL CONSIGLIO COMUNALE DI IERI, 26 GIUGNO

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17 Commenti

  1. Infatti, donne che non accettavano le “convenzioni”, donne con depressione postpartum, obbligate ad abortire perché minorenni, mogli e figli “scomodi”, di casi ce ne sono migliaia. Dedicare un angolo di fronte al luogo dove molti entravano, ma non uscivano, non solo è un riconoscimento diventa anche un monito a quanti ritengono la segregazione la soluzione.

  2. Ok il sindaco sappiamo come è fatto e ok. Ma i consiglieri di maggioranza hanno un cervello loro o sono collegati al pulsante del sindaco?

  3. “Non si deve neanche permettere..”, ma da che pulpito arriva la predica? non si ricorda più di quando lui si permetteva di insultare con i suoi interventi?

  4. Il RapiSindaco sembra dotato di scarsa capacità di astrazione e ancor meno di empatia.
    Proviamo ad andargli incontro proponendo di intitolare il ponte a Franco Basaglia. Una sola persona, uno psichiatra. Magari gli viene più facile mettere a fuoco.
    La simbologia del ponte, l’unione ritrovata con la Comunità, rimarrebbe.

  5. non si permetta .. ma in che film ? io alla fine dell’intervento del Sindaco avrei tenuto a precisare che qualcuno stava ridendo e scherzando … alla faccia del non si permetta .. o del lei non sa chi sono io .

  6. Dov’è la compassione e la comprensione? Sicuramente una questione semplice da risolvere. Come verranno mai affrontati i principali problemi che la città deve affrontare se questo problema si rivela difficile.

  7. In tutta questa vicenda mi colpisce, positivamente, lo sconcertante, e certamente fuori dalla linea politica del partito di riferimento…, progressismo del consigliere Cantaluppi, che tuttavia nel suo intervento dimentica di citare il mondo femminile in quanto principale soggetto che, sino al termine degli anni ’70, subì l’internamento violento e indiscriminato nei cosiddetti manicomi.
    Qui, a tal proposito, il link di una bellissima mostra del 2018 di Gin Angri (“Donne cancellate”): https://www.falacosagiusta.org/2018/donne-cancellate-una-mostra-di-gin-angri-allex-manicomio-di-como/
    Per quanto riguarda l’ottusità nel non voler comprendere la profondità e il significato del gesto, che lo stesso Cantaluppi ha messo in qualche modo in evidenza, non ho parole per commentare.

    1. Premesso che mi pare che in Consiglio Comunale di Como non si discuta niente (mozioni delle opposizioni sempre bocciate a prescindere, decisioni del sindaco indiscutibili e approvate di default dalla maggioranza silente), mi permetto di proporre alla signora Isadora di discutere qua una cosa serissima: la diffusione endemica del benaltrismo, da cui anche la signora mi pare affetta.

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