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Politica

Zarina Elena, luce e tenebre di una giunta. Livia Cioffi, schiaffoni e Chagall. Ritratti di due panzer biondi

Elena, luce tenebre. Nella doppia Zarina il dna di una giunta

di Emanuele Caso 

In principio, furono gli occhi azzurri e un casco di capelli biondissimi. Di più, oggettivamente, nella primavera del 2017 – almeno per quanto riguardava la scena pubblica e politica della città di Como – di Elena Negretti non si sapeva. Fatta eccezione per la provenienza: quel 118 che, peraltro, avrebbe regalato al capoluogo anche il nuovo sindaco di centrodestra, Mario Landriscina.

Oggi, a tre anni e mezzo di distanza, tra quei lineamenti ha preso corpo e forma una figura decisamente più definita: la Zarina Maxima. Ovvero, con ottima probabilità, colei che ha già dato e probabilmente darà ancora da qui al resto del mandato in Comune, forma, caratteristiche e impronta ai cinque anni di governo.

Nel contesto di una giunta che si fa fatica a immaginare possa lasciare un segno duraturo o indelebile nella storia politica e amministrativa di Como, e nell’ambito di una squadra che complessivamente non brilla per forza e personalità, nella Zarina si rintraccia il vero Dna di quanto accade a Palazzo. Nel bene e nel male, naturalmente, in un’elica che non ha confini netti.

E’ come se nella stessa figura coincidessero le due principesse (arche)tipiche dei film Disney: la regina buona e la dama oscura.

Così, alla presenza costante e impossibile da non riconoscere a Negretti in tutti gli ambiti di competenza (se esonda il lago, la trovi in piazza all’alba; se serve un colloquio la trovi in ufficio; sul fronte dei senza dimora, è forse l’unica ad avere sul serio il polso della situazione; sul versante ordine pubblico, l’interlocutrice delle forze dell’ordine è lei; se serve una mediazione politica, non puoi evitarla), ebbene, in parallelo la “Regina Cattiva” ci mette un attimo a fare capolino e a proiettare tenebre.

E allora probabilmente troppo (anche ben oltre le deleghe reali) passa da lei, troppo è il suo potere di veto o di ostracismo verso ciò che non è gradito, troppo è letale al primo sentore di avversario/avversaria, troppa è la tendenza autoritaria in talune materie dove diplomazia e tatto sarebbero viatici migliori.

Ma nella titanica lotta tra Luce e Oscurità, un dato di fondo emerge comunque: nessuna e nessuno ha marchiato e marchierà questa esperienza politica al timone della città come Elena Negretti. La Zarina – citando una frase celebre del compianto Mario Brega – “po’ esse fero o po’ esse piuma”, di sicuro è la rotella essenziale perché il Palazzo non si inceppi del tutto. E qualcuno, tra segreterie e corridoi, già la vede roteare verso le elezioni 2022.


Cioffi, schiaffi e Chagall: “Stop ai bandi, Lavori Pubblici da radere al suolo, grande mostra 2021”

di Davide Cantoni

Partenope a Veleso. Era il 2016 quando il paesino di 200 anime, piantato tra Como e Bellagio, elesse Livia Cioffi nuovo sindaco.

L’anima vesuviana non tardò a deflagrare piuttosto rapidamente. Visione chiara e nervi saldissimi sia nella gestione del suo Comune, che dichiarò di voler trasformare in un centro turistico di prim’ordine, sia nel ruolo di Segretario Generale a Brunate. Poi è stata nominata presidente di Csu e consulente nell’Ufficio d’ambito di Como, ruoli che ha lasciato qualche mese fa quando il sindaco Landriscina l’ha nominata successore di Carola Gentilini a Cultura e Turismo. Poltrona scricchiolante passata dal sindaco a Simona Rossotti poi appunto a Gentilini e infine a Cioffi.

Troppi assessori per un quinquennio, deleghe dimenticate, martoriate: nessuna stelletta, troppe colpe. Chi gliel’ha fatto fare? Di Livia Cioffi si dice, dice chiunque abbia lavorato con lei, che è incrollabile: barra dritta, testa bassa e via all’obiettivo. Così deve aver pensato il dominus assoluto di Forza Italia nel Comasco, Alessandro Fermi, quando l’ha indicata. Certo che planare a Cultura e Turismo nel pieno di una pandemia globale non è cosa che si definirebbe una botta, diciamo, di fortuna. Eppure la biondissima e sempre impeccabile figlia della città rò sole non ci ha pensato due volte.

E ha sganciato “bombe” mica male. Tra tutte una: “L’ufficio Lavori Pubblici del Comune andrebbe raso al suolo”, un posto dove “spesso non governa la politica, governano i dipendenti”. Il generale Cioffi non manca di mente fina, tutt’altro, ma quando vuole ha la grazia di un Caterpillar. E per questo pagheremmo per vederla danzare in giunta con la Zarina di cui pure abbiamo scritto sul nostro giornale. Parliamo di due prime ballerine che mai accetterebbero la seconda fila. Il mandato Landriscina si avvia verso la chiusura, si vota nel 2022, in termini politici si parla di minuti.

“E’ proibito dare consigli quando la gente non li chiede”, diceva un altro partenopeo, il sommo Eduardo. Ci deve perdonare ma lo facciamo lo stesso. Assessore, se è vero quanto denuncia non le resta che l’occupazione manu militari degli uffici per portare a casa qualche risultato e piantar bandiera all’interno di una giunta che, Negretti a parte, non lascerà impronte indelebili nella memoria. Sempre a pagina 5 annuncia la mostra di Chagall. Uau, davvero. Dipende solo da lei, però. Soprattutto se, come pare, se la vuol giocare bene nel 2022.

 

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