Ha qualcosa di veramente incredibile il 90% dei commenti leggibili in particolar modo su facebook circa la notizia del ragazzo svizzero che sabato sera, visibilmente ubriaco, ha scavalcato la recinzione che separa la strada dai binari ferroviari di viale Lecco e a quel punto non è stato travolto dal treno in arrivo solo per una questione di centimetri, grazie all’intervento di salvataggio prima di alcuni passanti e poi della Polizia locale. Per la cronaca, stiamo parlando di un 18enne.
Ebbene, il tenore dei commenti social alla notizia – ovunque, sotto qualsiasi testata locale l’abbia pubblicata – va da “fategli pagare l’ambulanza” a “pirla”, da “co….e” a emoticon con la faccia che vomita, passando per “gioventù buttata che se la va a cercare” all’accusa di “imbecillità” e tralasciamo un ulteriore campionario da brividi. Rarissimi – ma davvero al confine con l’inesistenza, nel momento in cui scriviamo – le parole di umanità, o almeno sollievo, nei confronti del ragazzo ancora in vita.
Non fosse che i cittadini in carne ossa – non quelli virtuali “armati” di tastiera e sdegno da discount – hanno dato un’immagine ben migliore di Como, salvando il giovanissimo anche a costo di qualche pericolo, verrebbe da pensare che chi insulta e denigra un ragazzo in un evidente stato di fragilità estrema, sabato notte avrebbe dato la spinta decisiva per buttarlo sotto il convoglio, piuttosto che tirarlo via da lì.
Ma ormai non conta nulla nello sfogatoio degli istinti di facebook: non conta che stiamo parlando di un ragazzo o quasi di un ragazzino; non sfiora nemmeno il dubbio che vi potessero essere problemi personali all’origine di quel gesto insensato, nemmeno lontanamente si viene accarezzati dall’idea che per compiere un atto del genere – al di là del nefasto effetto dell’alcol – vi potesse essere qualche fragilità profonda, improvvisamente esplosa.
Naturalmente non è detto che sia così – potrebbe anche essere stata una delirante bravata senza altre motivazioni, ma la morte sarebbe stata comunque il giusto prezzo? – ma per chi per esempio è un padre o una madre, si pensava potesse venire naturale almeno un interrogativo prima di digrignare i denti, reclamare soldi e insultare “aggratis”. Invece no, quel ragazzo va crocifisso e sputacchiato a prescindere, la sua morte sfiorata (la morte di un 18enne, precisiamo ancora) diventa subito un fatto del tutto trascurabile nell’area social, e nemmeno lontanamente stimola almeno per un attimo cuore ed empatia minima. No, il succo è: se quel giovane proprio non è morto, che almeno paghi l’intervento di soccorso. Questo è ciò che trasmettono – ad andar bene – i commenti alla notizia.
Ci sarebbe di che essere veramente schifati senza aggiungere altro ma per fortuna la realtà spesso è ancora un’altra cosa rispetto alla rabbia da tastiera, e questa volta ci parla di persone in carne e ossa che hanno salvato una vita in pericolo. Non ne siamo affatti usciti migliori, ma qualche barlume di speranza (fuori dalla bolla online) grazie al cielo esiste ancora.
Como, 18enne svizzero tenta di buttarsi sotto il treno in viale Lecco. Salvato dai passanti