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Coronavirus – Scuole e lezioni online, lettera di un papà: “Troppa disparità tra alunni. No al si salvi chi può”

Gli effetti del Coronavirus oltre che sanitari ormai si diramano su più fronti. Delle ricadute economiche e turistiche sul territorio parliamo da giorni così come dei, giocoforza, inevitabili cambiamenti delle abitudini ordinarie.

Dopo la prima settimana, emergenziale, inattesa e tutto sommato ben compresa, chiusura di tutte le scuole, la seconda comincia a creare qualche problema alle famiglie. Non si parla solo, ma anche, di logistica ma del tentativo, fortemente voluto dal ministero dell’Istruzione, di spostare online le lezioni.

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera di un papà che tra la cronaca delle ordinarie difficoltà nella gestione di due figli e qualche riflessione ritrae molto bene lo stato in cui si trovano migliaia di famiglie.

Gentile redazione di Comozero,
la chiusura delle scuole per (almeno) un’altra settimana decisa dal Governo su richiesta di Regione Lombardia ci costringe a ragionare sul problema del tempo sottratto alla didattica nelle nostre scuole

A conti fatti, le soluzioni che si stanno affermando sul territorio comasco sono di due tipi: un’assenza di comunicazione pressoché totale tra istituto e alunni o l’assegnazione a distanza di esercizi – in alcuni casi anche l’anticipazione di nuovi argomenti – ad opera di insegnanti volenterosi che provano a veicolare sui gruppi-classe whatsapp il materiale didattico.

Ne conseguono alcune riflessioni alle quali risulta difficile sottrarci. Nel primo caso è del tutto evidente che, a fine anno, dal conto mancheranno (almeno) due settimane di didattica.

Nel secondo, la buona volontà si scontra con l’evidenza di non poter immaginare che gli studenti – pensiamo soprattutto al ciclo della primaria e della secondaria – possano svolgere in autonomia il programma. Il giochino è minato da un innegabile problema di squilibrio tra alunno e alunno. Non tutti i genitori possono infatti permettersi di prendere giorni di ferie per fare lezione ai figli e i nonni sono una forma di welfare della quale non tutti godono. Per non dimenticare i casi di quelle famiglie dove quello che se la cava di più in italiano è proprio il bambino, che magari ha i genitori che non parlano la nostra lingua.

Che fare allora? E’ di oggi la notizia secondo la quale la ministra all’istruzione Lucia Azzolina sarebbe pronta a lanciare una piattaforma online per la didattica a distanza; ma torno a dire, oltre a una “comunicazione in uscita”, perché si attivi una didattica a distanza ci vuole un pre-requisito di autonomia che non possiamo dare per scontato. Specie per i più piccoli.

Sia chiara fin da subito una cosa: non c’è spazio per contrapposizioni di sorta. Il nostro paese si trova di fronte a una sfida inedita, per la quale è del tutto accettabile che in cantina non ci fossero soluzioni collaudate. Mai come ora studenti, genitori, insegnanti, presidi, provveditori e ministri si trovano sulle stesse posizioni. Tutti assolti – almeno ad oggi – e tutti chiamati a fare il loro.

Quello che potremmo fare noi come genitori dovrebbe essere impegnarci affinchè si attivi quell’effetto-domino che trasmetta le nostre perplessità ai presidi, da loro al provveditore e da lì a salire. Senza accettare soluzioni al ribasso o a macchia di leopardo.

Si è parlato dell’ipotesi di recuperare la didattica persa al sabato o di posticipare la fine dell’anno scolastico. Risposte possibili, anche se l’unica verità condivisibile è che ognuno debba combattere la stessa battaglia ma dalle posizioni che gli competono. E se quella di presidi, provveditori e ministri è trovare soluzioni, la nostra di genitori dovrebbe essere quella di aspirare (o forse pretendere) a una “soluzione di sistema”, che non si affidi al “si salvi chi può”, che non viva dello slancio di maestre coraggiose, ma che sia buona per tutti proprio perché tenga conto delle diversità e delle difficoltà di ognuno.

Marco Corengia

(un figlio alle elementari, un altro alle medie)

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2 Commenti

  1. Disparità di accesso ai device per l’apprendimento digitale: la mancanza di accesso alla tecnologia o a una buona connessione Internet è un ostacolo all’apprendimento , in particolare per gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate…..per cui la Scuola con la didattica a distanza crea delle disparità e discriminazioni….tra chi può seguirla tecnicamente bene e chi no e questo non può farlo per principio….un conto se la didattica a distanza si aggiunge a quella tradizionale, altro è se è unica, un conto è se io faccio una lezione in classe e distribuisco magari del materiale a tutti gli alunni e poi nel supporto di didattica a distanza metto disponibile la registrazione della lezione ed il materiale che ho già distribuito in classe altro è fare solo quest’ultima cosa…….tutti hanno il diritto allo studio !!!!!!…..anche se un docente scarica dei semplici contenuti questi sono a vantaggio di alcuni e a discapito di altri……prima di inserire lezioni o altro bisognerebbe assicurarsi che tutti gli alunni di una classe abbiano la possibilità di collegarsi e bene !!!…….ora, se volessero fare qualcosa che facciano ripasso, come succede per le vacanze di Natale !!!…..non si capisce tutta questa frenesia che ha preso il corpo insegnanti…..capisco l’entusiasmo per qualcosa di nuovo e di sperimentabile, ma che al momento rimanga tale, non più di un esperimento, certamente da tenere presente in futuro come aggiunta e come replica di tutto ciò che prima hai reso a tutti in classe…..perchè l’azione di un insegnante non sia discriminatoria questa deve arrivare a tutti gli studenti, nessuno escluso e allo stesso modo, poi posso replicarla in un supporto a distanza…praticamente in sintesi….o tutti o nessuno……salvo fare invece esperimenti con chi capita…

  2. Gli spunti di riflessione sono tanti in queste situazioni particolari e di emergenza.
    Sono anche le condizioni nelle quali alcuni sanno sviluppare proposte e iniziative che poi rimangono nel tempo. La tecnologia ci consente di poter organizzare una lezione online, che si può seguire da uno smartphone. I ragazzi hanno tutti questo strumento (da una recente ricerca di Impara Digitale, anche un numero elevatissimo di bambini… e su questo un altro tipo di riflessione sarà necessario farla).
    Alcuni docenti stanno utilizzando strumenti che consentono la didattica a distanza, altri ci provano e sperimentano le piattaforme per la condivisione di materiali, esercitazioni, video lezioni.
    Però ci sono anche un altro paio di temi importanti.
    Il primo è la confusione che spesso si fa tra quantità (intesa come tempo) e contenuto della formazione. I ragazzi passano a scuola una quantità di tempo impressionante. Pensateci (tutti i giorni per almeno 11 anni ma auspicabilmente per 16/18). Quanto incide una settimana o due dovute a un’emergenza, dove tutta la classe è nella medesima condizione? Migliorare la capacità della didattica a distanza però aiuterà i nostri figli se si dovessero assentare mentre i compagni continuano ad andare a scuola.
    Il secondo è la gestione del tempo dei genitori, che lavorano.
    Quanto è importante la scuola nella gestione dei tempi di vita della famiglia? Importantissima.
    Eppure la scuola copre l’orario della mattina… negli ultimi anni si parla di scuola aperta. Che cosa significa? Che i nostri figli andranno a scuola nel pomeriggio? Tutt’altro. La scuola aperta è l’occasione per fare entrare nella scuola la comunità. Uno spazio e un tempo di condivisione tra studenti e la società degli adulti, partendo dai genitori.
    In Finlandia i genitori possono partecipare, sono inviatati a partecipare.

    Anche io ho una bambina alle elementari e un ragazzo alle medie.
    Questa emergenza è un’opportunità per sperimentare.
    Forse l’unica situazione – quella della scuola – dove questa situazione oltre a una serie di disagi immediati può portare un beneficio a lungo termine.

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