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Eppure Como non piega la testa, non perde bava. Anche a destra. Avanti, senza tremare

Eppure Como non piega la testa. Non china la schiena. Può vacillare, a volte può dare cenni di tremolio ma alla fine sembra non volersi far impaurire dai caratteri sempre più grossi, sempre più roboanti, dalla foto sempre più esplicite a indicare un gruppo di giovani di colore seduti e sorridenti su una scalinata come un informe e pericoloso “bivacco”. Evidente l’associazione indiretta, evidente il punto a cui si è arrivati.

Ma nonostante tutto, sembra davvero che questa città, nonostante la pressione devastante a cui è sottoposta dall’artiglieria pesantissima a mezzo politica e a mezzo stampa, abbia riscoperto – o almeno lucidato – la spina dorsale umana, ritta, solidale che in fondo, pur tra chiazze di becerume sparso, ne ha segnato la storia, le vite quotidiane.

Non sfonda, non dilaga, trova argini quasi invisibili ma inflessibili l’ondata da polizia sudamericana che pure sta inondando, o almeno tenta di farlo, il dibattito pubblico (che pure – e ringrazio personalmente le migliaia di persone che hanno dato un’occhiata – anche noi abbiamo volutamente provocato).

Estate, è tempo di un lager. Como, dove degrado e vita umana sono diventati sinonimi

A fronte del mischione che si tenta di inculcare a forza negli occhi e nei cuori dei comaschi, dove il migrante è la stessa “cosa” dell’artista di strada, dove l’acolista lariano doc è la stessa cosa del senzatetto, dove si tralascia il fatto che in centro storico gli unici fatti di cronaca davvero devastanti degli ultimi mesi portano la firma di una baby gang che era sangue del sangue di Como, la gran parte degli intervistati, degli interpellati, non cede.

E non soltanto non cede barbaramente nei cittadini, negli esercenti, nei professionisti intervistati di volta in volta – che pure giustamente e comprensibilmente si lamentano se trovano urina davanti alla saracinesca, se trovano qualcuno a dormire sull’uscio di casa, se devono chiamare il 112 per la rissa tra sbandati: chi non lo farebbe? – ma non lo fa nemmeno in quelle che evidentemente si pensava fossero le “esche” perfette.

L’ex vicesindaco e ora ministro Alessandra Locatelli, espressione del salvinismo più puro a Como, l’altro giorno dichiarava a La Provincia che “dobbiamo lavorare sul reinserimento: oltre ai progetti legati ai bagni di via Vittorio Emanuele e piazza Martinelli, con alcune persone, insieme con le associazioni, siamo riusciti a raggiungere buoni risultati. Con altre invece non ce l’abbiamo fatta, ma la via è questa”.

La via è quella: nessun cenno a ruspe e panchine da segare via. Nessun cedimento a toni antichi, un’altra linea.

L’assessore alla Sicurezza Elena Negretti, interpellata sempre dal quotidiano, ha affermato che “non bisogna strumentalizzare la persona emarginata che dorme sulla panchina, occorre però bloccare il comportamento molesto e fastidioso […] Se c’è un senzatetto che dorme su una panchina non c’è motivo di accanirsi […] Non ho la soluzione in tasca”.

Buonsenso, parole condivisibili sotto ogni profilo, voce di un’istituzione, scevra da ideologismi e slogan.

Su queste pagine abbiamo ospitato due interventi letti da migliaia di persone da parte di due esponenti storici della destra comasca: il parlamentare Alessio Butti e, almeno fino all’addio a Fratelli d’Italia, Patrizia Maesani (qui il primo, qui la seconda). Mai, nemmeno per un secondo hanno accostato la vita umana al degrado della cacca del cane. Mai. E conoscendoli, non lo faranno mai.

E Forza Italia, benché di natura pià moderata e centrista del partito di Giorgia Meloni, è schierata per la mozione che chiede una soluzione certamente discutibile e opinabile nel merito ma che vira verso l’aiuto, verso la mano tesa: un dormitorio permanente, proposta che ha già ottenuto un consenso trasversale in aula.

Ph: Pozzoni

La sensazione, insomma, è che il manganello agitato urlando al cielo non convinca, non persuada, non attecchisca. Faccia discutere, al limite, ma questo può essere soltanto un bene.

Ma questa città, che ha tutto il diritto di lamentarsi per il singolo caso, per le specifiche situazioni di reale e comprovato disagio, non ha paura. Non accoglie l’invito alla rabbia. E non lo subisce più passivamente da nessuno, nemmeno da chi tenta di inocularla a forza.

Questa, oggi, è l’unica notizia vera. Ma è grande, più dei caratteri corpo 28.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Un commento

  1. l’ex vice sindaco Locatelli ieri ha ammesso sul quotidiano locale che a como c’e’ degrado , prima non lo vedeva ?! eh si , troppo facile chiamarsi fuori

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