Sarebbe Natale, eppure Como – con influssi diretti anche a Cernobbio, quest’anno – sembra asserragliata in una trincea con elmetti e fucili spianati (verbali, per fortuna). Ha un qualcosa di insostenibile la pesantezza in cui soprattutto il capoluogo è sprofondato in queste settimane che mancano alla festa cristiana per eccellenza ma che, anche portata su un piano laico, dovrebbe trasmettere un’inclinazione naturale verso la gioia, la condivisione, la serenità. Sensazioni, naturalmente: purtroppo né questo spicchio di terra baciato dalla fortuna geografica né tanto meno il resto del mondo, diventeranno mai improvvisamente paradisi di abbracci e tenerezze soltanto perché per un mese lo dice il calendario. Ma quello che colpisce è quanto sia gratuito lo sprofondo velenoso in cui sta cadendo a precipizio l’atmosfera a Como e dintorni.
Le cause sono molte e diverse, in quello che pare ormai un movimento a vortice destinato a trascinare tutto e tutti in una spirale di toni e azioni eccessivi, talora al confine con la violenza (purtroppo non soltanto delle parole, come hanno testimoniato i pesanti scontri dopo Como-Bari).
Difficile trovare un’origine ben definita di quanto sta accadendo sulle rive del lago, anche se per paradosso è stata proprio la divaricazione degli eventi natalizi tra la città e Cernobbio a innescare la spirale. Come abbiamo ribadito mille volte, scelta del tutto legittima quella del neosindaco del capoluogo di spazzare via i 28 anni precedenti per proporre un modello in tono volutamente minore e diverso nei presupposti; ma altrettanto legittima va considerata la scelta dei vecchi organizzatori di portare la manifestazione là dove si erano create altre opportunità.
Crediamo di non fare un torto alla realtà, però, se diciamo che è stato e continua a essere soprattutto il sindaco di Como ad aver innalzato spaventosamente i toni di questo (teoricamente) innocuo derby del Natale, nel momento in cui – spesso attraverso autentici comizi mediatici – ha attaccato e continua ad attaccare con toni virulenti e sopra le righe chiunque: dal sindaco di Cernobbio, agli organizzatori della Città dei Balocchi, accusati anche oggi addirittura di voler “distruggere il Natale a Como”. Parole che – scartando a priori qualsiasi ipotesi di collaborazione con i “vicini di casa” e tralasciando le altre innumerevoli altre parole di scontro con enti e soggetti in questi mesi – onestamente si commentano da sole e intanto alimentano la sensazione di un capoluogo in eterna guerra con tutto e tutti. Cosa che forse piacerà ai sostenitori del primo cittadino, ma che sta trasformando i normali rapporti istituzionali sul territorio in un conflitto eterno e sempre più vasto. E che naturalmente aggiungono polvere da sparo alle discussioni sui social, spesso trasformate in risse selvagge tra fazioni con il sangue agli occhi.
Come non bastasse, a dare anche immagini crude a questo clima generale – dove ovviamente la politica e le due kermesse concorrenti nulla c’entrano – ecco gli scontri tra tifosi di Como e Bari della settimana scorsa, sotto gli occhi atterriti di decine di passanti (e di placidi supporters delle due squadre, ovviamente) e a fronte di un dispositivo di sicurezza largamente rivedibile a monte. Un episodio deprecabile, che ha aggiunto altra benzina alla tensione che si respira nell’aria, drammatizzando ancora una volta l’eterna questione sullo Stadio Sinigaglia (che però, al netto di ogni legittima posizione su mantenimento in loco o trasloco, resta pur sempre una struttura di ferro e cemento: a pestarsi selvaggiamente sono persone in carne e ossa, questo non andrebbe mai dimenticato).
Infine, ecco arrivare un’altra potenziale miccia di questo mix esplosivo, sorta di “perfetto” trait d’union tra questione Natale e vicenda stadio: lo stop alle manifestazioni sia di Como che di Cernobbio nel pieno della penultima domenica prima della festa, a causa del match al Sinigaglia tra lariani e Reggina (con un migliaio di tifosi calabresi annunciati in riva al lago). Apriti cielo: da un lato monta l’indignazione delle migliaia di cittadini che vedono sacrificato il loro diritto a godere degli eventi del territorio a causa di una partita di pallone e del presunto rischio scontri; dall’altro i tifosi lariani non ci stanno – con più di qualche ragione – a essere additati a prescindere come causa di ogni male per le difficoltà degli organi preposti a garantire sicurezza e viabilità in termini accettabili, vista la concomitanza con così tanti eventi impegnativi sul fronte sicurezza (e con un calendario calcistico noto dall’estate). Il risultato, però, è che ancora una volta le fazioni dell’una e dell’altra parte finiscono per scannarsi e darsi l’una contro l’altra mazzate verbali a più non posso, con il tema del Sinigaglia che rischia di incancrenirsi ancora di più e la città che si spacca in spezzoni esagitati.
Insomma, l’atmosfera su Como è pesante, invelenita, cattiva. E di questo passo rischia di diventare insostenibile. Sarebbe forse ora, arrivati al confine del precipizio, di tirare un po’ il freno da ogni parte, di anteporre ragionevolezza a toni incendiari, mediazione a scontri frontali. Perché finirci dentro, nel burrone dell’isteria, non potrà che fare del male a tutti, nessuno escluso.
10 Commenti
…il tutto alimentato e fomentato dai giornali (chiamiamoli così)…
Siete completamente fuori strada.
E’ sconfortante vedere come il sindaco di Como porti ogni singola questione sul piano della rissa. Questo clima avvelena la città. Stupisce come chi gli sta intorno accetti tutto ciò. Qui non c’entrano politica o amministrazione. Il buon senso dovrebbe portare tutti a dire basta.
Capisco la frustrazione dei comaschi, si ritrovano con un sindaco evidentemente in totale confusione, che prende decisioni quantomeno imbarazzanti come quelle sul Natale.
Da milanese sono preoccupato per il costante peggioramento di una città che amo molto.
Personalmente credo di non aver mai visto un tracollo e un odio così marcato verso una giunta. E io ho visto Formentini, Albertini, Moratti… Sala…
Con così tanta tristezza nel mondo, inclusa la devastante guerra in Ucraina, è troppo chiedere che il Natale a Como e Cernobbio sia un momento di pace e buona volontà?
Spero che i nostri figli non leggano queste storie.
Buon Natale
Forza sindaco, vigliamo il dazio in entrata a Como. Peccato che il Politeama sarebbe fuori.
Chi lo ho votato sapeva a cosa andava incontro, si è lasciato troppi nemici e troppe macerie alle spalle … finché non scoppia il clima sarà questo
Rapinese è così non da oggi e lo si sapeva. Il problema è chi lo sostiene e approva questo tipo di “politica” che tale non è.
Per antonomasia la POLITICA è fatta di relazioni che qui evidentemente non ci possono essere causa problematiche relazionali.
Como città definitivamente MORTA
Emanuele il cosiddetto freno lo deve tirare una e solo una persona, RAPINESE SINDACO!
Cosa che non farà sicuramente, troppo pieno di se, troppo arrogante, troppo mal consigliato (ammesso che accetti consigli), siamo al peggio del peggio del peggio …. e non si vede ancora il fondo