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Punti di vista

Rovi: “La Como coolturale dorme e dimentica la sua storia romana. Ma lago e aperitivo non bastano”

Si è dibatutto recentemente proprio su queste pagine su quali possano essere le direttrici più interessanti per un rilancio culturale di Como.

Da un lato, c’è la via proposta dall’ex assessore alla Cultura e curatore di mostre d’arte internazionali, Sergio Gaddi, che punterebbe subito e molto su grandi eventi con Villa Olmo come fulcro.

Sergio “Re Sole” Gaddi: “Villa Olmo vale 100mila Case del fascio. Il Picasso nel baule? Sapevo rischiare”

Dall’altro, abbiamo ospitato la riflessione della presidente del Maarc, Ebe Gianotti, che ha rilanciato soprattutto sui tesori locali, ovviamente con occhio particolare per il gioiello comasco per antonomasia, il Razionalismo.

Gianotti su Gaddi, il ‘900 e la Como culturale: “La città dove proponi qualcosa e subito si alza una mano”

In questo dibattito si inserisce la riflessione del consigliere comunale della list Civitas, Guido Rovi, da sempre molto attento ai temi culturali. Una terza via – che naturalmente potrebbe essere complementare alle due già citate – che farebbe leva sulla valorizzazione delle origini romane di Como, abbondantissime e prestigiose, un po’ sulla falsariga di quanto sta avvenendo a Milano.

Proponiamo dunque il pensiero di Rovi integralmente.

Milano punta alla valorizzazione del proprio patrimonio archeologico (a due passi dalla Conca del Naviglio e dal museo archeologico: qui l’articolo).

E a Como?

Si parla della “Como romana” come di una realtà altra. Ma Como è romana!
La sola vera città romana prima di Coira oltre lo spartiacque alpino. I paesi attuali lungo le morene da Solbiate a Cantù sono gli oppida in cima alle colline delle tribù comensi.

Eppure si snobba la nostra identità, si dimentica la nostra storia, quando una giusta comunicazione, magari un po’ furba e non pedante come avviene di solito, permetterebbe di creare nuovi spazi per il turismo, tornando a considerare quello di prossimità e dare occasioni culturali oltre che l’aperitivo, che ci sta benissimo, ma magari ci scappa un acquisto in centro e una pizzetta o un gelato per i bambini.

Como è cool e ha un appeal “coolturale” come direbbero i creativi di very bello. Un patrimonio sacrificato, perché tanto c’è il lago. Ma il lago forse non basta in questo momento con la pandemia.

Su questo tema io non mi rassegno che la città dorma da anni e anni. Io sono orgogliosamente comasco e vorrei che tutti potessimo esserlo, ma non in astratto, ma per le grandi cose dimenticate che ha la nostra città e che non meritano il sonno in cui vengono fatte giacere.

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Un commento

  1. Como non ha solo dimenticato la sua storia romana. Ha dimenticato le proprie bellezze naturali, le proprie opere architettoniche, il razionalismo, gli astrattisti, il teatro, la lirica e i fasti dell’Autunno Musicale, perfino i dibattiti dei Cineforum dei cinema cittadini (ero bambino ma me li hanno descritti come straordinariamente interessanti), quelli degli incontri in Biblioteca, ecc.ecc. Ha dimenticato tutti quei rituali che la connotavano come una splendida, colta e ricca città della provincia lombarda. Peccato. Proprio adesso che questa caratteristica l’avrebbe resa un’ottima meta per un turismo diverso, più elitario, più interessato e molto più interessante per gli operatori del settore. Se all’orizzonte non arriverà qualcosa di nuovo, dovremo continuare a commentare i mal di pancia di tutti quelli che pensano che la città debba essere asservita agli interessi delle categorie professionali e delle lobbies. Di quelle ovviamente che hanno il solo merito di lagnarsi di più. Che palle!!

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