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Si dibatte di cultura, finalmente! Classe politica, Musei, Casa del Fascio: lettera-pungolo di Enrico Colombo (Archeologica)

Il dibattito sull’orizzonte culturale della città di Como innescato dalle interviste e dai contributi di Sergio Gaddi, Ebe Gianotti e Guido Rovi si arricchisce oggi di un altro prestigioso punto di vista. E’ quello dell’architetto Enrico Colombo, segretario della Società Archeologica Comense, voce autorevole e rappresentante di una delle più antiche istituzioni culturali lariane.

Lo pubblichiamo volentieri di seguito in formato integrale e siamo aperti a nuovi contributi, sempre possibili da inviare alla mail redazionecomozero@gmail.com

Cari amici di ComoZero,

leggo sempre con piacere e interesse i vostri articoli. Devo dire che il dibattito sulla cultura che avete lanciato sul vostro quotidiano con gli interventi di Sergio Gaddi, Ebe Gianotti e Guido Rovi offre spunti di riflessione interessanti e, tra questi “titani”, se me lo concedete vorrei dire la mia.

Da qualche anno ricopro il ruolo di segretario di una delle più antiche istituzioni culturali nel panorama comense, la Società Archeologica, fondata nel 1902 e prossima ai suoi primi 120 anni. In questi anni ho avuto modo di toccare personalmente il tema dell’offerta culturale in città riscontrando due evidenze: il dinamismo delle singole associazioni culturali da una parte e la necessità di programmazione nel settore dall’altra.

Como in ambito culturale è tante cose. Nel corso dei secoli la nostra città ha sempre avuto un ruolo, alle volte marginale alle volte di primo piano, nelle vicende che hanno toccato “lo Stivale”. Como è preistoria, romanità, medioevo, rinascimento, razionalismo, scienza, tecnologia, risorgimento…

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Como è non solo la patria dei Plinii, ma anche di Paolo Giovio, Alessandro Volta, Antonio Sant’Elia e Giuseppe Terragni.

Rispetto ad altre realtà italiane e lombarde non ha bisogno di inventarsi uno slogan “Città romana”, “Città del razionalismo” o altro. Ha un potenziale immenso che abbraccia tutto il panorama culturale. Quello che veramente manca alla nostra città è una programmazione che guardi al lungo periodo. Solo investendo seriamente nella salvaguardia, nella tutela, nella valorizzazione del nostro patrimonio storico, artistico, archeologico e architettonico possiamo ambire ad avere una città che sia viva.

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Qualche spunto? Benissimo, partiamo dalla situazione dei Musei Civici. La scoperta delle mille monete d’oro romane ha offerto all’amministrazione la possibilità di ripensare l’impianto del museo: perchè no? ristrutturarlo a fondo, magari aprendo al pubblico i giardini e legandoli al contempo alla Torre di San Vitale (faccio mie le riflessioni dell’Arch. Clemente Tajana). Invece solo riordino della sala delle Orfanelle e stop, nonostante l’intero comparto si presenti in condizioni di non sicurezza e diciamo “di degrado”. Inoltre va risolto il problema della mancanza di una figura qualificata di direttore che si occupi dei musei.

Per quanto concerne la sfida del MAARC di creare nella Casa del Fascio e nella sede ULI un polo museale che possa ospitare l’offerta culturale relativa al ‘900 è una delle sfide alle quali la classe politica comense ha il dovere di dare risposte, prendendosi questo tema a cuore non come obiettivo politico, in vista della tornata elettorale, ma come fine culturale per la città.

In tutto questo si inseriscono perfettamente le “Grandi Mostre” pensate a suo tempo da Sergio Gaddi, invero gli unici momenti di una frizzante vita culturale urbana. Ebbene, bisognerebbe ripartire da qui. Monet, Picasso, Brueghel, etc. fanno grandi numeri.

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Ma quei numeri, quella ventata di “novità” sono invero un autentico specchietto per le allodole, che possa indurre il turista a fermarsi a Como non solo per la mostra e l’aperitivo, ma -perchè no?- sostare una settimana avendo la possibilità di visitare il patrimonio razionalista comense, fare tapa al MAARC, entrare nei musei civici, andare alla scoperta della Como sotterranea (Terme e porta pretoria), andare in Spina Verde salendo al Baradello o andare alla scoperta dell’area archeologica, ammirare le bellezze del romanico lombardo come la basilica di S.Abbondio e S.Carpoforo, ascendere a Brunate e farsi, per concludere, una crociera in battello.

La nostra comunità necessita di un dibattito serio e costruttivo che affronti il tema della cultura. Che quella “mano alzata”, cui fa riferimento Ebe Gianotti, non sia il solito muro che si alza quando si prova a costruire, comporre qualcosa di nuovo. Ci servono mani che si tendano, per costruire l’offerta culturale che la nostra città merita.

Como ha il potenziale per essere tutto questo!
Como è tutto questo.
Como è Cultura.

Arch. Enrico Colombo

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