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Thomas: “Il tonfo al cuore e i battiti a mille. Come l’Apple Watch mi ha salvato la vita”

Può un Apple Watch salvare una vita (senza che questo suoni come uno spot alla marca, ma giusto per rispondere a una domanda con un’esperienza diretta)? Ebbene, la risposta è assolutamente sì. Spesso avrete letto il mio nome tra le pagine di questo giornaletto o sul nostro sito grigio e rosso. Oggi non scriverò uno dei soliti articoli sulle vicende della Variante della Tremezzina o su un nuovo progetto in Valle Intelvi. Ma vi porto la mia testimonianza su come la tecnologia possa a tutti gli effetti salvare una vita. Anche solo attraverso un piccolo apparecchio come l’Apple Watch. Ma andiamo con ordine. Dopo aver vissuto per più di 23 anni nella piccola ma graziosa Pigra, mi sono trasferito lo scorso novembre a Torino per frequentare la Scuola di Giornalismo, non abbandonando comunque, nemmeno a distanza, le pagine di Valle Intelvi e Lago di questo settimanale. Dopo mesi di studio e lavoro lo scorso maggio un episodio alquanto singolare, soprattutto per la mia giovane età, ha cambiato la mia vita. Un venerdì sera, dopo un pomeriggio di lavoro e una partita di calcetto torno nel mio appartamento per cenare e prepararmi per uscire, da lì a breve, a bere una birra con gli amici.

Una volta pronto scendo le scale del condominio e mi siedo alla fermata dell’autobus in attesa dell’ultima corsa. All’improvviso sento un forte “tonfo” al cuore e immediatamente sento i battiti correre all’impazzata, come se stessi facendo sport. Dopo un primo momento di preoccupazione, ricordo che sul mio Apple Watch è installata un’applicazione che permette non solo di misurare il battito cardiaco, ma anche di seguire la sua evoluzione per tutta la giornata. Mi rendo immediatamente conto che qualcosa non stava andando nel verso giusto: i battiti erano passati in pochi secondi da 76 a 100-110. Immediatamente torno nel mio appartamento e, dopo un po’ d’esitazione e l’assistenza di alcuni amici, chiamo un’ambulanza. Immediatamente vengo portato al Pronto Soccorso in codice rosso e i medici mi diagnosticano una fibrillazione atriale (ve ne parlerò fra poco).

Attaccato ai macchinari e imbottito di farmaci inizio a raccontare l’accaduto al dottore di turno, che mi risponde con queste esatte parole alle mie perplessità sulle misurazioni del mio Apple Watch: “Questi orologi non sono precisi al 100%, ma sono molto vicini a un dispositivo medico. Ho un collega che consiglia a suoi pazienti più anziani di acquistarlo”. Nella notte poi mi arriva una notifica sul mio dispositivo che mi lascia senza parole: “Il tuo battito mostra un ritmo cardiaco irregolare che potrebbe suggerire la presenza di fibrillazione atriale”.

Poco dopo mi addormento e il pomeriggio successivo vengo operato. Tutto bene quel che finisce bene. Ma il punto è un altro. La fibrillazione atriale è una malattia che può “capitare a tutti una volta nella vita”, come mi ha spiegato il cardiologo ed è possibile, soprattutto nelle persone più anziane (io sono un’eccezione), che si ripeta. La fibrillazione non porta a particolare conseguenze nella maggior parte dei casi (invito comunque a rivolgersi a un medico per tutte le informazioni), solo se però viene curata entro 24-48 ore. Ma c’è un problema. Può essere anche anche essere asintomatica e quindi non percepibile da parte della persona affetta. In questi casi l’Apple Watch svolge ancora una volta un ruolo fondamentale, poiché tenendo monitorato il battito cardiaco costantemente, riesce a diagnosticare la fibrillazione anche se non percepibile.

Questa tecnologia mi sta permettendo di vivere una vita serena e senza particolari preoccupazioni poiché, in caso di ricaduta asintomatica, sarò sempre avvisato per tempo dal mio dispositivo e potrò andare all’ospedale entro 24-48 ore a fare il “mio tagliando” senza preoccupazioni. Ora sono tornato alla mia vita di prima e pratico regolarmente sport senza preoccupazioni.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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Un commento

  1. Tutto è bene quel che finisce bene! Forza sei giovane ed hai una vita d’avanti a te, in bocca al lupo!

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