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Como, Piazza Verdi: come d’incanto, il cedro del Libano è tornato

Ed è un’opera d’arte che si fa macchina del tempo.

Oggi (quasi?) nessun comasco rinuncerebbe allo spazio pedonale, al dialogo (oscillazione architettonica costante) tra Casa del Fascio, abside del Duomo, Teatro Sociale e – forse, un dì, quando spacchettato – con il volto intimidito (dalla lentezza pachidermicha di una burocrazia spietata) di Palazzo Pantera.

Eppure vi è stato un momento in cui la visione di un assessore fece da detonatore a un pandemonio di polemiche.

Quello scomodissimo Fulvio Caradonna cui
, va oggettivamente riconosciuto, la storia sta restituendo qualche merito (qualche, non tutti), nonostante, va altrettanto oggettivamente riconosciuto, le asperità modali e caratteriali del soggetto (è eufemistico).

La pedonalizzazione di piazza Verdi (via il parcheggio, via il transito dei mezzi: rivoluzione!) portò alla decisione di abbattere lo storico cedro del Libano che campeggiava al centro di un’aiuola.

Un giovane arrivò a arrampicarsi fra le frasche e i tralci tentando – invano – di eleggerli a dimora. Fu Caradonna, dopo una trattativa serrata (comunque alla Caradonna) a convincere il ragazzo ad abbandonare il disegno ambientalista.

Subito dopo la performance di due architetti. Paolo Sala e Sergio Beretta ( il secondo ben conosciuto su queste pagine) che posizionarono – post abbattimento – un alberello posticcio accompagnato da una cedrata sul tronco mozzo.

Evidentemente l’arte (comunque declinata e pure nelle forme plasticamente politiche) ha segnato il destino del povero fusto.

Poi una mattina all’alba il blitz (ancora: alla Caradonna), albero abbattuto (non avrebbe, in nessun caso, potuto esser salvato) e pedonalizzazione al via.

Ebbene, oggi la stilizzazione iconografica del fu-compianto-cedro viene rappresentata in un’opera di Coarp Studio (Cedro una volta, titolo geniale). Uno tra i diversi lavori al centro di Presenze Ingombranti, esposizione che sarà inaugurata domenica, 14 ottobre, alla Tenuta dell’Annunziata (via Dante 13 Uggiate Trevano). Alle 17.

2018.05.06-Como-fontana via Garibaldi

Raccontano gli organizzatori:

Una mostra di foto e progetti d’interventi artistici dedicati alle sculture presenti nella città di Como organizzata da The Art Company.

Aggirandosi per le vie del centro e della prima periferia di Como si possono incontrare molte sculture, di alterna qualità artistica, ma quasi tutte abbandonate a se stesse.

Nel caso di una delle più belle, quella realizzata da Paolo Minoli insieme con l’architetto Mario Di Salvo, l’abbandono comporta anche il suo utilizzo improprio come “fioriera” dei bar di corso Garibaldi.

La prima delle due sezioni di cui è composta la mostra (la sezione fotografica) si concentra proprio su alcune sculture della città, nel tentativo di riportarle all’attenzione del pubblico, di evidenziarne la bellezza e di documentarne non di rado l’incuria.

La seconda sezione raccoglie progetti di sculture pensate per le piazze e altri ambiti pubblici comaschi: piazza Cavour e piazza Roma (le due piazze più irrisolte della città), piazza Verdi, ma anche l’area antistante l’ospedale Sant’Anna.

Progetti in alcuni casi visionari o provocatori, in altri casi realistici ed effettivamente realizzabili, che hanno il comune obiettivo di riaprire la discussione sul ruolo dell’arte nella riqualificazione del tessuto urbano.
La mostra potrà essere visitata sino a domenica 6 gennaio 2019 tutti i giorni dalle 15.30 alle 19.00.

Foto di Jeannette Muller, Francesco Corbetta, Armen Casnati, Sylvana Raschke Dalla Chiesa,
Progetti di Carmen Molteni, Lorenzo Guzzini, Alberto Amadori, Coarp Studio
A cura di Pierluigi Ratti e Carlo Pozzoni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

4 Commenti

  1. Ha ragione Elisabetta: l’odioso abbattimento del cedro non ha nulla a che vedere con la pedonalizzazione (per altro già in vigore), ma con i capricci della potente lobby dei palchettisti che in Comune avevano più di una sponda. Ma anche con la fighetteria della direzione teatrale già in odore di un posto al sole – l’albero, si sa, è ombroso di natura – che fortunatamente la città le ha negato. Il cedro avrebbe inoltre rappresentato un ostacolo alla realizzazione di una delle numerose mangiatoie/bevitoie che si sono, di fatto, impadronite del centro città. Si potrebbe quindi azzardare che con l’abbattimento dell’albero la città ha perso un po’ di memoria di se stessa, ma in compenso hanno mangiato in tanti.

  2. Quel cedro non poteva avere posizione più infelice che essere davanti a una facciata.

    Va bene preservare il verde, ma senza integralismi preconcetti.

  3. e la pedonalizzazione col cedro non c’entrava nulla . era stata una desiderata dei palchettisti: dava fastidio

  4. hai dimenticato le lotte tra me e caradonna , le sue minacce e la petizione popolare: piu’ di 1200 firmeche abbiamo raccolto in poche settimane che doveva approdare in Consiglio comunale il giorno dopo il blitz

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