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Coronavirus – E’ morto Tullio Abbate, costruttore e leggenda della motonautica comasca

Si è arreso al Coronavirus, Tullio Abbate, 75 anni, leggenda comasca della motonautica, re delle barche di lusso, nome conosciuto e celebrato in tutto il mondo.

Abbate era ricoverato da giorni al San Raffaele di Milano e ha lottato con tutte le sue forze contro il maledetto Covid-19 che però ha avuto la meglio nonostante la scorza dura del campionissimo.

ABBATE, DIVO TRA I DIVI: SFOGLIA LA GALLERY

Abbate ha collezionato vittorie in tutti i campionati a partire da quella Centomiglia del Lario a lui tanto cara e vinta per ben undici volte. Autore di performance strabilianti, negli anni ha stabilito record di velocità in serie trionfando in numerose competizioni europee e mondiali.

ABBATE, DIVO TRA I DIVI/2: SFOGLIA LA GALLERY

Video – De Sfroos, tenero addio in musica a Abbate: “E allora, Tullio, su questa barca voi che ve siete andati lascerete la scia” 

Nel 1969 – con il Dna inconfondibile del mitico papà Guido – apre il suo cantiere che ha sfornato veri e propri gioielli dell’acqua ininterrottamente.

Pochi mesi fa Giuseppe Guin lo aveva intervistato sulle pagine di ComoZero Settimanale:

Se il Tullietto è diventato Tullio Abbate è tutto merito di una vecchia di Nesso, che nessuno hai mai saputo come si chiamasse, né chi fosse e, soprattutto, nessuno ha mai nemmeno potuto ringraziare.

Tullio Abbate Day, 2012

Il piccolo Tullio l’ha salvato lei. Era dentro il lago, in un pomeriggio freddo di marzo, con l’acqua ancora gelida e nelle ossa la paura di morire.

Successe il 18 marzo del 1958. Tullio aveva quattordici anni e, quella volta, con il benestare di papà Guido, che in barca aveva cominciato a lasciarlo andare quando di anni ne aveva dieci, salì su una barca Tre Punti della marina militare. Era una scheggia di barca, biposto e, al timone, c’era il mitico conte Guido Monzino, l’ultimo signore di Villa del Balbianello. La destinazione, quel giorno, era il castello di Moltrasio e la velocità era da motori al massimo, come era sempre piaciuto al conte e come già cominciava a piacere al Tullio.

Giù a tuono, con un rombo assordante, con le chiglia che spezzava le onde e i paesi sulla costa che sfrecciavano via.

Con Alberto di Monaco

Sarà stato un difetto di fabbricazione, o forse, più probabilmente, l’eccessiva velocità, sta di fatto che, improvvisamente, una delle bielle, con un botto terrificante, spaccò il motore e andò a squarciare la chiglia. Questioni di attimi e il Tre Punti cominciò ad imbarcare acqua e a sprofondare nel buio del lago. Il conte riuscì ad aggrapparsi a un pezzo di barca rimasto a galla e il Tullio a tenersi su, a forza di bracciate, con un cuscino sotto la pancia

Più di due ore così, in mezzo al lago, con il freddo che irrigidiva i muscoli e nessuno all’orizzonte che arrivava salvarli. Quella volta, il Tullio e pure il conte, portarono a casa la pelle solo grazie a una donna di Nesso.

Con Ayrton Senna

«Ho sentito una barca fermarsi in mezzo al lago e non è più ripartita – disse lei agitata, affacciandosi alla porta della Canottieri – Era una barca grossa! Andate a vedere prima de truvai mort!».

La barca dei canottieri, un due di coppia, con capo voga tal Riccardo Ferrari, arrivò in mezzo al lago quando il conte, stremato dalla fatica, aveva ormai perso i sensi ed era talmente sicuro di andare a fondo, che si era già sfilato dal collo la pesante catena doro, dal polso il prezioso orologio di famiglia e dalla tasca anche il portafoglio con dentro 750 mila lire. Aveva passato il prezioso bottino al Tullio e, senza più forze, si stava ormai lasciando sprofondare.

Con Vittorio Emanuele di Savoia

Lo arpionò, all’ultimo momento, proprio il Riccardo, infilandogli il rampino del mezzomarinaio nel collo del giubbotto. Lo tirarono in barca e, dopo di lui, misero in salvo anche il piccolo Tullio.

In segno di riconoscenza, per più di vent’anni i cantieri Abbate hanno sponsorizzato la canottieri Nesso e per altrettanti anni il conte Monzino, ad ogni Natale, arrivava ad Azzano sulla sua Ferrari nera spider e si sedeva a tavola con mamma Paola e papà Guido. E ogni volta raccontava quanto bravo fosse stato il loro Tullio aiutandolo a stare a galla in quel maledetto giorno in cui sbiellò il Tre punti.

Con Nelson Piquet

E adesso che di anni ne sono passati tanti, l’elenco delle celebrità approdate a casa del “re della velocità” è infinito. Lui se li ricorda tutti, perché a tutti ha costruito una barca a misura delle loro passioni.

«Gilles Villeneuve – ricorda Tullio – era uno che si metteva la tuta e veniva a lavorare in cantiere, perché la sua barca voleva vederla nascere. Stava le giornate intere con gli operai e si informava di tutto. La sua morte mi ha segnato».

«Mi ricordo che detestava i giornalisti, però amava far divertire i bambini. Quando il suo elicottero spuntava dalla Cavagnola, tutti andavano in piazza della chiesa e lui faceva le evoluzioni sopra il campanile».

Con Carol Alt

E poi ricorda quella volta in cui fece venire i brividi a Gina Lollobrigida, perché quando lei accettò di fare un giro in barca, lui la portò fino a Como a 130 all’ora. Anche Sarah Ferguson volle provare le barche del Tullio, lo stesso fece Carol Alt e Marina Doria accompagnò Vittorio Emanuele a comprarne almeno quattro. E poi Stefano Casiraghi «che in barca ce l’ho messo io e ha vinto con una mia barca».

Con Stefano Casiraghi e Matteo De Nora

Ma questo è un elenco inutile, perché l’incredibile vita del Tullio, le sfide, le medaglie, i trofei, le vittorie, i grandi del mondo arrivati da lui a cercare la barca migliore e pure le sue diecimila barche in giro per il mondo, sono tutte cose ormai scritte nei libri e forse anche nella storia.

La realtà vera è che il Tullio deve tutto a quella sconosciuta vecchia di Nesso, che l’ha salvato in mezzo al lago, quando lui era soltanto il figlio piccolo, del grande Guido.

Giuseppe Guin

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8 Commenti

  1. Infinito eroe del Lario che in eterno ti ricorderà con le sue onde incantate dalle tue creature acquatiche sfreccianti senza timore.

  2. Non ho avuto la fortuna di conoscere il signor Abbate di persona ma ho la fortuna di avere un suo motoscafo.
    Posso solo dire che ero rimasto estremamente colpito dalla disponibilitá che solo qualche mese fa mi diede per alcune informazioni tecniche lasciandomi addirittura il suo cellulare
    Un incredibile umiltá nonostante la grande poparitá .
    Era e rimarrá un mito
    Un piccolo cliente

  3. Sei stato un grande Amico
    Mi raccontavi tante storie della tua vita
    Sarai ricordato come un grande gentleman che in un attimo si trasformava in semplice operaio!
    Non posso credere che non ci sei piu !
    Il mio mito che insieme al Mito SENNA ne abbiamo fatte di sparate sui laghi.
    Ciao mio carissimo Amico .
    Devis De Virgilio

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