Lavorare meno e lavorare meglio. Guadagnando però lo stesso stipendio. Il tema è da tempo al centro del dibattito, non solo in Italia. Anzi, nelle ultime settimane in Ticino ci sono state addirittura delle manifestazioni (il resoconto) per ribadire il concetto di dover ambire a una vita migliore con più tempo libero a disposizione e anche dei politici hanno avanzato interpellanze al Governo federale.
Ma uno scenario simile è ipotizzabile in Italia. “Si certo, ovviamente è necessario uno sforzo congiunto non indifferente da parte della società, della politica e del mondo del lavoro sul fronte datoriale.”. Ne è convinto Giorgio Maran, laureato in economia all’Università degli studi dell’Insubria e in Scienze Politiche a Pavia. Oggi sindacalista operativo a Varese, presenterà la sua analisi – confluita nel libro dal titolo emblematico “Quattro Giorni” – giovedì 2 giugno alle 18.30 in piazza Martinelli in un incontro organizzato dalle liste di sinistra Como Comune e Collettiva di Varese.
Ma come realizzare questo cambiamento epocale che per molti rappresenta un miraggio? “L’ida di base è che si deve necessariamente ridistribuire meglio il lavoro. Si devono, e la cosa è fattibile, ridurre le ore di impegno mantenendo però lo stesso salario. C’è un dato di fatto incontrovertibile in atto già da tempo in molti paesi dell’Europa, ovvero una progressiva riduzione delle ore medie annue lavorate. L’Italia è ancora uno di quei paesi dove si continua a lavorare troppo. Francia e Germania, ad esempio, contano un monte ore annuo del 25% inferiore rispetto al nostro. Nella nostra situazione ci sono paesi come la Gran Bretagna o la Grecia”. Si tratta ovviamente di un processo da governare. “Bisogna ridurre l’ammontare di ore che ciascuno di noi apporta al sistema economico, e redistribuire il lavoro tra tutti i cittadini attivi, permetteremo a ciascuno di condurre una vita dignitosa – spiega Maran – E quindi così facendo si andrebbe a intercettare il gran numero di inoccupati, disoccupati, lavoratori part time ma non per scelta e infine occupati che passano troppo tempo sul posto di lavoro”. Di grande aiuto in tale operazione deve essere la tecnologa ”ma anche quest’ultima ha in sé molte insidie, perché in molti casi è una condanna. La mail sempre accesa, il telefono che squilla anche fuori orario sono esempi di come non ci si debba comportare. L’uso invece della tecnologia per accorciare i tempi, risparmiare periodo morti, quello sì che deve essere un paradigma”.
Ma la vera domanda che in tanti si fanno è se un simile modello possa trasferirsi dalla teoria alla pratica. “Certo. Ci son già diverse aziende in Svizzera e anche in Italia che lo stanno testando. Ad esempio la Ducati e la Lamborghini fanno la settimana di 4 giorni e 32 ore. A Valencia in Spagna la Regione prevede di sostenere al 100% per il primo anno, rimborsando i maggiori costi, quelle aziende che decidessero di ridurre l’orario. Si può fare, ovviamente con un’intesa tra le parti sociali, il mondo del lavoro. Ovviamente sarebbe poi discriminante l’interessamento di una o più parti politiche che portassero il tema all’attenzione del Parlamento. In passato sono stati fatti dei progetti di legge che però sono per ora rimasti lettera morta”, conclude Maran.
4 Commenti
Vuol dire che sopra di loro c’è qualcuno che non li sa gestire o gli va bene così perché c’è sempre da fare e quando non ce n’è si può migliorare. In ogni caso sono d accordo solo in parte. Lavorare di meno per lavorare tutti va bene per professioni di basso profilo e ormai la burocrazia sta stra normando e professionalizzando tutti i settori quindi le parole di Maron sono un po’ semplicistiche. Senza contare che per lavoro meno allo stesso prezzo i costi aumentano e quindi aumentano i prezzi. Maran deve aver studiato bene politica tralasciando forse l’economia?
Concordo con la settimana corta, ma a turni, cioè ogni lavoratore sceglierà un giorno a settimana libero, in modo da non lasciare mai scoperto il posto di lavoro. Si lavorerebbe sicuramente meglio, più sereni e riposati. Molti lavoratori ricorrono alla mutua per stare a casa pagati senza consumare ferie, oppure, al contrario, fingono di lavorare o lavorano a rilento per non consumare ferie perché hanno tempi o giornate morte. Tutto questo incide sulla qualità, ma anche quantità del lavoro. Riducendo la settimana lavorativa si otterrebbe più lavoro, di qualità, più tempo libero da dedicare ad altre attività che avrebbero a loro volta un aumento di richieste e quindi lavoro in più, qualità della vita migliore in tutti i sensi.
il secondo lavoro si andrebbe a farlo perchè la maggior parte dei lavoratori, non percepiscono uno “stipendio” ma un “sussidio”.
Conoscendo l’italiano medio che non ne ha mai abbastanza poi la maggior parte andrebbe a fare un secondo lavoro…