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Bonus 600 euro, dopo il caso-Broggi, Guerra: “Inaccettabile calderone, consiglieri da 18 euro a seduta non sono parlamentari”

Con il coming-out di Federico Broggi, segretario provinciale Dem e sindaco di Solbiate con Cagno, la vicenda degli amministratori pubblici che hanno, a ogni livello, richiesto il bonus 600 euro è diventata molto comasca.

Riassumiamo per tappe (e ComoZero ha un’opinione molto chiara sul tema):

Il sindaco Broggi: “Sì ho preso i 600 euro. Come partita Iva ho guadagnato zero, verso 3mila euro di tasse, vivo del mio lavoro” 

L’assurda, insensata, sbagliatissima resa di Broggi all’antipolitica becera: “Restituisco i 600 euro” 

Alfieri (Pd): “Bonus 600 euro, assurdo equiparare parlamentari e sindaci. Broggi? Ha sbagliato a restituirlo” 

Non è un tema secondario, i distinguo sono quantomai opportuni. Vale il sindaco, il consigliere o l’assessore di un piccolo, piccolissimo o medio paese come il consigliere regionale o il deputato? Ecco il centro della questione.

E così interviene Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina, presidente di Anci Lombardia. Come sempre con un intervento ragionato, di pensiero, non atomico o viscerale e facilmente di pancia.

Riportiamo integralmente dal sito Anci la trascrizione dell’intervista a Prisma su RadioPop:

“Non avere la sensibilità e non rendersi conto della gravità di richiedere un sussidio trovandosi in una situazione reddituale più che tranquilla, specie nel difficile momento storico che stiamo vivendo, credo sia politicamente, eticamente e moralmente molto grave”.

QUI IL PODCAST INTEGRALE DI RADIO POPOLARE

Così il Presidente di Anci Lombardia Mauro Guerra ha commentato, intervistato nella trasmissione Prisma di Radio Popolare, la notizia in merito alla richiesta da parte di parlamentari e consiglieri regionali del bonus di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia, erogato dall’INPS su domanda, rivolto ai liberi professionisti titolari di partita IVA.

“Poi si è parlato genericamente di 2000 amministratori e politici locali, che avrebbero richiesto il bonus. L’incapacità di distinguere che sta caratterizzando l’approccio di molti a questa triste vicenda non credo faccia bene alla condizione democratica complessiva del nostro Paese.

“E’ inaccettabile coinvolgere nel medesimo calderone e sollecitare ed esporre al medesimo giudizio consiglieri comunali che percepiscono solo un gettone di presenza di 18 euro a seduta per un numero di sedute che vanno da 6 a 10 all’anno. O Consiglieri anche di Comuni di maggiori dimensioni che ricevono gettoni di qualche decina di euro, così come sindaci e assessori di piccoli e piccolissimi Comuni, l’80% di quelli italiani, con indennità che sono inferiori anche ad un effettivo rimborso spese e che certo non possono “vivere di politica”.

Ovviamente diverso il discorso per i parlamentari. Credo che mettere sullo stesso piano condizioni così diverse e mettere tutto dentro il generico contenitore della casta e “dei politici” sia pericolosoper la democrazia e anche offensivo per i tanti amministratori che non vivono di politica, ma che sono ugualmente in prima linea ogni giorno e hanno continuato ad esserlo durante l’emergenza dando un contributo determinante alle loro comunità. Per questo è necessario raccontare anche una storia diversa. La lotta e l’indignazione contro una generica casta di “politici e amministratori” senza distinguo, sminuisce le gravi responsabilità individuali di alcuni e produce come esito purtroppo quello di considerare tutti coloro che sono impegnati nella cosa pubblica, quantomeno come sospetti di agire invece solo sulla base dei propri interessi personali. Un ragionamento che porta alla svalutazione della partecipazione, della rappresentanza democratica, dell’impegno pubblico per il bene comune”.

QUI IL PODCAST INTEGRALE DI RADIO POPOLARE

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4 Commenti

  1. Bisogna essere onesti. Il cancro dell’antipolitica ha origini ben precedenti alla nascita del Movimento 5 Stelle. Il M5S ha recuperato quegli atteggiamenti qualunquisti di chi ha creduto di poter sintetizzare 40anni di storia con il lancio di quattro monetine. L’inizio è questo. Il resto è una conseguenza.
    Il “berlusconismo”, primo esempio di antipolitica, ha fatto credere a milioni di persone che un imprenditore, abituato a far valere i propri personali interessi, fosse in grado di fare lo stesso con quelli della collettività. Grande illusione. Chi fa politica, anche a livello locale, sa molto bene quanto sia difficile fare la sintesi di interessi contrastanti. Nel nostro Paese, Como ne è l’esempio, ce ne sono moltissimi.
    Poi ci è stato un crescendo fino al “disaccoppiamento” tra ideologie e partiti politici. Quando si dice che un partito è post-ideologico significa che per convincere i propri elettori deve promettere di risolvere qualsiasi interesse, anche il più banale e se questo interesse si scontra con quello di un altro……non si risolve o la collettività paga per accontentare tutti e due. Quello che è stato fatto durante l’epidemia. Quello che sarà fatto in futuro.
    Adesso si pensa di fare cosa giusta riducendo il numero dei parlamentari. Per chi non lo sappia, il numero dei nostri per numero di abitanti è in linea con la media di quelli europei. In un Paese che ha circa un migliaio di generali nei corpi armati dello stato, ha più colonnelli e tenenti colonnelli che caporali e i soldati semplici sono minoranza rispetto agli altri gradi….pensare di ridurre i parlamentari per risparmiare è una barzelletta.
    L’antipolitica è tutto questo. Governare a colpi di slogan ne è solo lo strumento.

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