Premessa, lo scorso 22 ottobre in visita all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, aveva detto: “I numeri dei medici di medicina generale non sono diversi da quelli di altri Paesi. Un tema diverso nel nostro ordinamento è il numero di ore che lavorano, che è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere, sanitarie. Questo è quello che crea la percezione di carenza, che non è data dal numero di medici, ma dall’organizzazione. Abbiamo sollevato il tema a livello di ministero, siamo in attesa di una risposta”.
QUI UN ESTRATTO DEL SERVIZIO DI BERGAMO TV:
Presa di posizione che subito ha scatenato la reazione dei medici, prima a livello sindacale e poi associativo. Oggi arriva una durissima replica firmata dai presidenti degli ordini provinciali lombardi che ricordiamo sono guidati a livello regionale dal comasco Gianluigi Spata.
Pubblichiamo il testo integralmente:
Abbiamo appreso le Sue dichiarazioni, esternate alla stampa in occasione di una Sua visita del 23 ottobre scorso all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, relative all’attività lavorativa dei medici di famiglia, dichiarazioni che dimostrano scarsa conoscenza della realtà lavorativa della medicina territoriale.
La medicina del territorio sta subendo le conseguenze dovute a una grave e reale carenza di Mmg/Pls (Medici di Medicina Generale – Pediatri di Libera Scelta, Ndr), a causa di un clamoroso errore di programmazione, da noi da anni denunciato, che determina un insufficiente ricambio generazionale e che, quindi, non permette un’adeguata ed efficiente copertura delle zone carenti. Tale situazione obbliga i medici di famiglia ad un impegnativo e inaccettabile ampliamento del massimale degli assistiti.
Come da Lei citato, l’orario di apertura degli ambulatori, proporzionale al numero dei pazienti, è sancito dall’Accordo Collettivo Nazionale ma di fatto sono solo numeri che non riflettono la reale tempistica del quotidiano lavorativo della medicina territoriale, che non è fatta solo di visite ambulatoriali nelle quali lo studio è aperto al pubblico (peraltro, solitamente, ben di più di quanto prescritto dall’Acn e dagli accordi integrativi regionali), ma anche di visite domiciliari e di attività sul territorio, di espletamento delle attività burocratiche, di numerosissimi contatti con i pazienti mediante nuovi e tradizionali mezzi di comunicazione.
Riteniamo quindi improprie le Sue dichiarazioni che evidenziano scarsa conoscenza della realtà lavorativa della medicina di famiglia e mettono in dubbio la professionalità e l’impegno dei Mmg/Pls, che hanno affrontato con dedizione e impegno l’emergenza Covid.
Le ricordiamo le decine di medici di famiglia morti sul campo nella nostra Regione, per assistere i pazienti nella prima fase della pandemia, quando veniva loro negata persino la possibilità di acquistare le necessarie protezioni individuali: il numero di medici di famiglia caduti, proporzionalmente, è stato enormemente superiore a quello di ogni altra categoria di medici e di operatori sanitari.
Siamo invece d’accordo che la medicina del territorio debba essere rimodulata potenziando l’esistente e integrandola secondo i nuovi indirizzi dettati dalla Missione 6 salute del PNRR. In merito alle ipotesi di riordino Le alleghiamo, comunque, la comunicazione che Le avevamo inviato in data 15 febbraio 2021 e che non ha mai avuto riscontro.
Lei fa riferimento all’estero, ma all’estero nessun medico lavora senza il supporto diretto, nel suo studio, di infermiere e segretaria. Da noi gli infermieri del territorio sono allocati nei distretti ad “intercettare i bisogni”, mentre i medici di famiglia, sul territorio, da sempre invece risolvono i problemi, a mani nude.
Lei parla di dipendenza, forse riferendosi al sistema portoghese, noi preferiamo parlare di professione, riferendoci a Germania, Francia e Regno Unito. Lei parla di dipendenza senza sapere che, applicando le regole di tale rapporto di lavoro (malattia, INAIL, tutela della gravidanza, legge 104, ecc.), le servirebbe almeno il 30% in più di personale medico, che non può creare dal nulla. Lei parla di dipendenza, come se lo stato giuridico di pubblico impiegato, garantisse la governance di un sistema diffuso, che è molto diverso da quello organizzato di una struttura.
Sempre disponibili ad una fattiva collaborazione, ci auguriamo, nell’interesse dei cittadini lombardi, che lei voglia fattivamente coinvolgere le competenze della professione in un processo di riforma, che non può basarsi su ideologie e preconcetti, ma deve fondarsi sulla realtà dell’assistenza.
I Presidenti degli Ordini Provinciali della Regione Lombardia (FROMCeO)
Dr. Gianluigi Spata– Como (Presidente FROMCeO)
Dr. Pierfranco Ravizza – Lecco (Vicepresidente FROMCeO)
Dr. Guido Marinoni – Bergamo
Dr. Ottavio Di Stefano – Brescia
Dr. Gianfranco Lima – Cremona
Dr. Massimo Vajani – Lodi
Dr. Stefano Bernardelli – Mantova
Dr. Roberto Carlo Rossi– Milano
Dr. Carlo Maria Teruzzi– Monza Brianza
Dr. Claudio Lisi – Pavia
Dr. Alessandro Innocenti – Sondrio
Dr.ssa Giovanna Beretta – Varese
Per i presidenti
Gianluigi Spata
Presidente FROMCeO
4 Commenti
Signor Savoia può darsi che la signora Moratti non abbia competenze particolari ma dal sito ats vedo che lei fa 10 ore a settimana di ambulatorio. Suppongo che un ospedaliero le faccia in un giorno. Che poi il vostro contratto con ats ve lo permetta non si discute, però le ore di servizio agli assistiti sono lì da contare.
Spiace contraddire il dr. Spata, che è un galantuomo, attento, premuroso, capace e presente. Purtroppo ci sono suoi colleghi che vivono il loro incarico come complementare rispetto ad altre loro attività libero professionali. Tutto lecito, il contratto nazionale lo consente, ma è proprio dal contratto dei MMG che occorre partire, come prima cosa regionalizzandolo. Poi, se divenissero a tutti gli effetti dipendenti e non liberi professionisti (stipendiati a fine mese, caso unico…..)
Beh la Moratti ha ragione. Le visite a domicilio non si fanno più. Guardiamo gli orari degli ambulatori e il conto è presto fatto. Ovviamente non reggono il confronto con i turni e le responsabilità degli ospedalieri. Poi se vogliono continuare ad autolodarsi facciano pure ma la realtà è un’altra.
chiedetevi (e fateci sapere) con quali competenze questa signora è stata messa a fare “l’Assessore alla Sanità Regionale” se non conosce nemmeno l’Accordo Collettivo Nazionale sul quale operano i medici e che differenze ci sono tra il SSN italiano ed i sistemi sanitari di altri paesi. Continui pure a Privatizzare ed Ospedalizzare la medicina di base tanto questo è il compito di chi viene eletto a distruggere il SSN, sia ospedaliero che di base applicando anche il “Dividi et Impera” per mettere contro i medici ospedalieri a quelli sul territorio.