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Paola Re&Chiara Anzani, spunti per candidati sindaco: “Perché la cultura a Como deve puntare al grandioso”

Tra i tanti argomenti che riempiranno le pagine dei futuri programmi elettorali, tra sogni che spesso restano lì pronti a essere rispolverati cinque anni dopo, sai mai che sia la volta buona che un posto d’onore spetti alla cultura, Cenerentola che l’amministrazione uscente sta cercando di salvare in extremis dopo cinque anni in cui, al netto del Covid, si è passati da promesse di grandi mostre, gestione autonoma di Villa Olmo, Festival del Razionalismo e di Alessandro Volta e recupero degli spazi espositivi, a un susseguirsi di assessori senza che fosse mai chiara la direzione da prendere.

E oggi che, a pochi mesi dalla fine del mandato, l’amministrazione sembra essersi risvegliata tra grandi mostre a Villa Olmo (Miniartextil l’anno scorso, la mostra dedicata ad Antonio Ratti e, in primavera, le “Astrattiste”), la riapertura del Tempio Voltiano e del Broletto, il riallestimento della Pinacoteca, il forse Museo del Razionalismo alla Casa del Fascio e il Festival di Villa Olmo, vogliamo provare a stimolare il dibattito sulla cultura chiedendo a “chi sa come si fa” cosa suggerirebbe ai futuri candidati.

Abbiamo iniziato da Paola Re e Chiara Anzani, presidente e vice presidente della Fondazione Bortolaso-Totaro-Sponga che da trent’anni organizza, partendo proprio da Como, Miniartextil, la principale rassegna europea dedicata alla fiber art.

L’anno scorso, in piena pandemia, avete riportato finalmente una grande mostra a Villa Olmo, aperto l’ex Padiglione Grossisti del Mercato Coperto, “invaso” la Pinacoteca e inaugurato la riapertura del Broletto. Nulla è impossibile se si vuole?

Sicuramente sarebbe stato più facile non fare niente, avremmo corso meno rischi e fatto meno fatica. Ma pensiamo che la cultura debba avere un valore civico, così ci siamo buttati. Tuttavia se l’anno scorso tornare a lavorare era un atto necessario, oggi non è più un “ripartiamo” ma piuttosto un “continuiamo a lavorare” cercando nuove sfide. Noi lo stiamo già facendo per la prossima edizione di Miniartextil che vogliamo sia sorprendente: torneremo in autunno in un’unica sede, Villa Olmo, e stiamo lavorando per inserirci anche nel palinsesto degli eventi natalizi.

Con Miniartextil siete riusciti a far diventare un tema di nicchia come la fiber art un patrimonio da esportare, tanto che da anni portate la rassegna anche in Francia. Qual è il segreto?

“Stalkeriamo” curatori e artisti internazionali: può darsi che ci dicano di no, ma il tentativo lo facciamo sempre. Bisogna avere il coraggio di pensare in grande, di uscire da un perimetro che, benché bellissimo, è troppo piccolo. È questo l’unico modo per mettere in moto un meccanismo virtuoso non solo economico, altrimenti Como resterà solo un bellissimo parco giochi, ma senza contenuti.

A volte sembriamo non riuscire a toglierci di dosso la patina di “cugini di campagna” di primedonne come Milano o Lugano. Cosa suggerite ai futuri candidati per provare a rivaleggiare con vicini tanto scomodi?

Di essere orgogliosi della nostra dimensione di provincia senza dimenticare che c’è solo un modo per rivaleggiare con città che hanno sistemi, e anche finanziamenti, più grandi dei nostri: portare cose grandiose. L’hanno fatto altre città anche più piccole, possiamo farlo anche noi.

Il Lago d’Iseo con il “Floating Piers”, la palafitta-museo nella minuscola Pisogne e il prossimo arrivo della gigantesca opera di Lorenzo Quinn nelle acque davanti a Sulzano ne sono un esempio.

Esattamente. Luoghi che hanno saputo pensare in grande senza perdere la loro identità, capaci di passare da eventi grandiosi alla tranquillità abituale. Sicuramente servono finanziatori ma le risorse non mancano anche a Como. Però ci deve essere un progetto credibile. E soprattutto continuità.

Parola sconosciuta alla cultura comasca tra amministrazioni che cancellano quello che hanno fatto le precedenti e assessori che rivoluzionano il lavoro di chi li ha preceduti anche all’interno dello stesso mandato.

Chi governerà Como deve avere ben chiara l’idea di cosa vuole che sia questa città tra cinque anni e incanalare le energie in un progetto che possa andare avanti nel tempo. È l’unico modo per creare relazioni stabili e vere e diventare credibili.

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2 Commenti

  1. Nessuno che sia in grado di sviluppare eventi per il 2023? Dovrebbe essere un momento eccezionale per Como visto il grande anniversario che ricorrerà. Potrebbe essere l’ennesima occasione persa.

  2. Negli ultimi decenni a Como, sindaci e giunta, a mio parere, non sono riusciti nemmeno a fare l’ordinario, ora qualcuno punta addirittura al grandioso, me lo auguro nella speranza che non sia la solita bufala di promessa elettorale. Aspetto chiarimenti sui programmi, sul come, sul quando, sul quanto e sui tempi. Per ora osservo che la paratie vanno a rilento e altre cose sono proprio ferme.

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