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Articolo Uno e Como Accoglie con Minghetti, Rifondazione critica tutti da Como Comune a Bartolich

La sinistra comasca, a poche ore dal voto, si divide su Barbara Minghetti. Da un lato, da Articolo Uno e dall’associazione Como Accoglie arrivano due dichiarazioni di pieno sostegno; dall’altro, Rifondazione Comunista (che non ha preso parte alle elezioni) quasi arriva a sbeffeggiare la candidata sindaco del centrosinistra.

Partendo da Articolo Uno, nella nota si rimarca “il risultato della nostra candidata, con un consenso che sfiora il 40% dei votanti, dice che l’offerta politica risponde a bisogni fortemente avvertiti. Non sottovalutiamo il dato assai grave della bassa partecipazione al voto, né i limiti del risultato ottenuto dalla nostra lista. Troppi elettori hanno perso fiducia nella politica e nella capacità delle forze che fanno riferimento ai valori della sinistra, di dare risposte di fronte alla crisi sociale e ambientale, all’incertezza per il futuro”.

Poi rispetto al ballottaggio di domenica: “Dobbiamo raccogliere tutte le forze, dei candidati, degli iscritti, dei simpatizzanti, di associazioni e forze civiche che fanno parte del campo di centrosinistra per portare al voto non solo il 40% che già ha votato Barbara Minghetti e le liste della coalizione, ma anche i cittadini che al primo turno si sono astenuti, e quelli che, pur avendo votato un altro candidato, intendono nel ballottaggio contribuire alla vittoria del centrosinistra e della sua candidata. In questo momento più che mai Como non può permettersi avventure, ha bisogno di una amministrazione solida, consapevole dei bisogni della città, in grado di dare risposte e di guardare al futuro”.

“Barbara Minghetti ha dato prova di capacità di ascolto, di sintesi e di mobilitazione di nuove energie, in una coalizione ampia e plurale tra forze civiche e partiti politici – è la chiusura di Articolo Uno – Le competenze che ha dimostrato nel suo percorso professionale, a livello locale ma anche nazionale e internazionale sono garanzia di determinazione, coerenza e coraggio, necessarie per chi si candida a guidare la città. La forza di tante donne che l’altro ieri si sono strette con stima e affetto intorno a Barbara, ha spazzato via e fatto apparire fuori dal tempo e dalla realtà gli accenti misogini che sono comparsi nella campagna elettorale facendo torto al valore della candidata, e a Como, una città con una storia civica che l’ha resa capace di affrontare i momenti più complessi di cambiamento anche con soluzioni innovative che hanno fatto scuola, e che oggi può scegliere di guardare di nuovo avanti”.

Passando a Como Accoglie, l’associazione attiva in particolare nell’area della marginalità e dell’assistenza ai più deboli (cittadini italiani e di altri Paesi), viene rimarcato che “le scelte dell’amministrazione comunale hanno dirette conseguenze su chi opera in questo settore. Ma soprattutto su chi vive in condizioni di grave marginalità e su richiedenti asilo e profughi, che possono vedersi agevolati nel loro percorso di inserimento sociale o al contrario relegati ancor più ai margini, aumentando il loro disagio e quello degli abitanti di Como”.

“Per questo motivo è importante che ogni cittadino voti avendo conosciuto e valutato i programmi di ciascun candidato, prestando particolare attenzione alle proposte che riguardano i temi sociali, della convivenza civile e i progetti di assistenza e inclusione – aggiunge l’associazione nella nota – Ricordiamo che Alessandro Rapinese ha rifiutato di partecipare all’incontro con le realtà del volontariato previsto tra i vincitori della prima tornata, dunque il secondo incontro su queste tematiche ha visto il confronto diversi esponenti del Terzo Settore solo con Barbara Minghetti, che ha partecipato raccogliendo le esigenze delle varie organizzazioni ed esponendo progetti interessanti per ipotizzare soluzioni ai problemi, con vantaggio di tutte le componenti della nostra città”.

Come si diceva, del tutto diversa la posizione di Rifondazione Comunista, da tempo fortemente critico con tutto il centrosinistra radunato attorno a Minghetti e in particolare sulla lista di Como Comune.

“In questa tornata elettorale a Como sono falliti i tentativi di Como Comune di sfruttare la capacità trainante del Pd e della sua coalizione – uno dei passaggi – Molto allineata e sotto tono nelle parole d’ordine e modesto anche il risultato elettorale in termini di preferenze e di voti. La prospettiva, che come Rifondazione Comunista abbiamo scartato già due anni fa, di entrare in una coalizione perché non vincessero gli altri ha prodotto un ulteriore assottigliamento dei consensi e un disorientamento dell’elettorato al quale non bastava evidentemente che Minghetti e soci si definissero come la non-destra”.

E ancora: “È vero che la Minghetti va al ballottaggio, ma che prospettiva politica hanno gli ideali della sinistra, la solidarietà, la giustizia sociale, il miglioramento delle condizioni materiali di vita dei più poveri in una coalizione dove il candidato assessore alla sicurezza riprende uno slogan della desta e parla di militarizzare i quartieri “insicuri”? Con una candidata sindaco che vuole privatizzare gli asili e affidare a fondazioni private i servizi sociali? E la città ed il territorio? Tangenziali, parcheggi e ancora parcheggi come se l’unica soluzione fosse l’auto privata (elettrica, mi raccomando). E la riforestazione dove la faranno? Allo svincolo di Acquanegra? Per non parlare del “resto”: Como Comune è consapevole di essere alleato del partito che più di tutti sostiene la guerra? Como Comune è pronta ad entrare nel “campo largo” proposto da Enrico Letta?”.

Persino uscendo dall’alleanza per Minghetti, Rifondazione affonda i colpi: “Non ha convinto gli elettori la lista Bartolich – così come due mesi non aveva convinto noi di Rifondazione, contattati direttamente dalla candidata sindaco: loro possibilisti sulle privatizzazioni, noi no, loro aperti a candidati transfughi da lega e Forza Italia e noi no e, ciliegina sulla torta, arrivata però a liste già definite, l’espulsione del “gruppo Adduci” per le contestazioni antifasciste alla Meloni, per noi del tutto legittime, come si sa. Viene da dire anche in questo caso che se uno è orientato verso il centrosinistra finisce che sceglie il modello originale”.

Da queste considerazione, la conclusione del non sostegno ad alcun candidato anche al ballottaggio (“Quasi imbarazzante la caccia ai voti per il ballottaggio: sembra di essere alla partenza del Palio di Siena con strette di mano e ammiccamenti”).

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3 Commenti

  1. Personalmente ritengo che i “programmi” troppo enfatizzati in tempo di elezioni lascino il tempo che trovano: mai nessuno li ha mantenuti DOPO. E più sono ampi e peggio è….

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