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Il gatto, il sacco, il Palasport sparito e i Cinegiornali Abbaglianti: la politica comasca in grembiule

Ma sì, ormai è così. E’ anche inutile stupirsi di cosa sia diventato il dibattito pubblico-giornalistico a Como e di cosa riescano a dichiarare i consiglieri regionali comaschi ad esempio in una giornata nemmeno troppo calda come oggi. In altri tempi sarebbe stato semplicemente incredibile, si sarebbe almeno voluto capire un po’ di più, chiedere spiegazioni, avere motivazioni, conoscere ragioni, porre una timida domanda senza per questo passare da nemici della patria. Ma oggi a Como no, tutte queste cianfrusaglie, queste mosche che disturbano il Grande Manovratore sono sparite, spazzate via, cancellate. Il dubbio, la banale riflessione che vada oltre l’unirsi al coro, sono diventati orpelli superflui, ridicoli. Insettini velenosi da schiacciare, eliminare. “Vincere, e vinceremo!”, può essere l’unico mantra possibile da mandare in locandina all’alba, tutti assieme appassionatamente.

Ed è così che nasce l’Esercito ParaPoliticoCronistico della Salvezza – assecondato da varie forme di Cinegiornali Abbaglianti, più che semplicemente Luce – che lancia cuore e pensiero oltre l’ostacolo e tira diritto. Di che si sta parlando? Diamogli il titolo di una film: “La misteriosa sparizione del Palasport e l’ovazione al mago”.

Perché sì, nel giorno in cui per la terza volta finisce nel nulla anche la gara per dare un futuro migliore a rugby, pattinaggio, skate e pure padel (e meno male che esiste Espansione Tv altrimenti penseremmo di essercelo sognato solo noi visto che altrove non c’è traccia), Como apprende che pure il progetto di un nuovo palazzetto a Muggiò – di cui si parla, progetta e annuncia da almeno tre giunte consecutive – è stato spostato, trasferito, per il momento a dire il vero cancellato proprio, da lì. Per dare un’idea: si parla di un’opera che dovrebbe rimpiazzare il cassone chiuso da dieci anni e per cui fu addirittura Lucini a ottenere dalla Regione i primi okay. E ancora a novembre 2022, l’attuale sindaco dichiarava: “La mia grande ambizione è portarlo in aula il prima possibile, mi piacerebbe che il progetto da finanziare arrivasse entro gennaio-febbraio, pronto per poi andare a gara. Per come lo intendo io, non ha bisogno dei 2.500 posti che non servono a nulla. Il palazzetto che ho in mente ha due grandi campi, una palestra che sia fruibile anche ad esempio per la ginnastica artistica”.

Poi, però, è arrivata l’occasione (ghiotta, non c’è dubbio) del Centro federale del ghiaccio, con i suoi 25 milioni targati Pnrr e un carico di piscine (quattro, ma non finanziate da quei fondi) e posteggi (1.600 multipiano, al posto della vasca attuale). E quindi, con un tratto di Paint (come sottolineano molti architetti), il palasport che Como aspettava da lustri è stato brasato in un lampo dalle cartine. Che lo si voglia spostare a Casate (a che servirebbe il rudere gelato attuale e le piscinette, con una Hollywood del nuoto a Muggiò?), che lo si voglia fare altrove, che lo si voglia annientare del tutto (ma con le palestre cittadine conciate come si sa, sarebbe forse un po’ troppo), non è dato sapersi. Perché oggi, da via Paoli, il sindaco annuncia che “è evidente che abbiamo un’alternativa ma ora non distraiamoci, ne parleremo quando il gatto (il centro federale, ndr) sarà nel sacco”. E da Milano, la politica comasca, all’unisono, arruolata in sei colonne col grembiulino, giù a applaudire senza “beh” né “ma” – vedi La Provincia di oggi, pagina 15.

Già perché a Como ormai è così: si nasconde all’improvviso un’opera attesa e discussa da anni, lo si fa senza sapere quanti atleti sarebbero interessati a un’ulteriore dilazione sul suo recupero (più o meno di quelli del curling, per dire?) e che fine farà, ci si accontenta di un “sacco” e “un gatto”, e va bene così, senza fiatare. Eppure proprio la Regione, nel novembre ’19, concesse al Comune 3,4 milioni per il nuovo Palasport e 586mila per infrastrutture e viabilità. Sarebbe almeno interessante ricordare su che basi e che progetto accadde allora e se tutto regga ancora adesso, che di quanto conosciuto non si sa più nulla. Ma non si può: prima la caccia al felino dei ghiacci – che in sé va preso, nessuno discute – poi si vedrà. Ma allora a che serve eleggere tanti politici, se ne basta uno per tutti?

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9 Commenti

  1. Questa situazione è emblematica perché rappresenta insieme i tre grandi problemi che vive la politica a Como. In primo luogo, l’incapacità dei nostri politici, tutti anche quelli di centrosinistra, di avere una visione della città su cui costruire un programma sul quale convergere tutti uniti indipendentemente dalle casacche di partito. Perché abbandonare un’idea totalmente condivisa, quella del nuovo palazzetto a Muggiò per correre sul carro del PNR per un inutile Palaghiaccio in una città senza grandissime tradizioni e senza praticanti di Curling o Pattinaggio di velocità? Mah… Secondariamente, la credibilità sulle capacità della nostra città, sia a livello regionale sia a livello nazionale, di poter gestire nel tempo qualsiasi impianto e qualsiasi progetto. Una credibilità macchiata forse dalla delirante esperienza delle paratie e dal soccorso regionale non richiesto sul lungolago ma anche dall’incapacità di manutenere opere d’arte e luoghi culturali come l’Asilo Sant’Elia e i Musei Giovio e Voltiano. Infine, la scarsissima qualità dei politici comaschi rispetto a quelli delle nostre concorrenti ma soprattutto rispetto a quelli di prima. Siamo passati da Sindaci come Gelpi, Spallino e Simone a Rapinese Sindaco. Siamo passati dal Senatore Forni, da Marte Ferrari, da Martinelli, da Aliverti e da Tagliabue a Molteni, Locatelli, Zoffili e Butti. Siamo passati da Guzzetti a Fermi. Se leggessimo questa situazione con l’occhio del calcio o del basket, siamo passati da giocatori di serie A a giocatori di Lega Pro…. Insomma, a vederla in modo assolutamente imparziale, facciamo finta di non essere nati e cresciuti a Como, siamo rimasti indietro su troppe cose per pensare di avere voce in capitolo rispetto a Varese, a Lecco o a Bergamo, e alla splendente Como degli anni ’80 e ’90. Dobbiamo essere onesti, siamo poco credibili e ce lo meritiamo. Bisogna darsi da fare….

  2. Ma il “grande” manovratore ed il fido consigliere regionale che si è tanto speso per l’innevamento artificiale al S.Primo si sono posti la domanda dei costi di gestione del loro palazzo del ghiaccio da 5000 posti ? Ma a cosa serve a Como una cattedrale nel deserto del genere? Per fare allenare UNA “grandissima” promessa del hokey ?
    Qui siamo alla pazzia amministrativa ed al delirio di “onnipotenza” da 20% di preferenze…
    Spero che le opposizioni si facciano sentire con argomenti concreti per fare saltare questa buffonata.

  3. Urbanistica, questa disciplina ormai sconosciuta che non si insegna nemmeno più. Eppure esiste ma è oggi demandata ai supermercati da un lato e alla regione dall’altro. Che tratta il territorio lombardo come una grande e sola città, dislocando fondi a destra e a manca senza una vera e propria urbanistica dei territori. Così ti ritrovi una pista da curlnig dove pensavi di metterci una piscina e un ospedale dove pensavi di metterci lo stadio. Non si progettano più le città, soprattutto se di provincia. Tutto dipende dal Palazzo della Regione che cala le decisioni dall’alto e noi qui, ad accettarle supinamente.

  4. Il Rapi fa il suo. Gli è capitata addosso un’occasione irripetibile. Con 25 milioni di euro piovuti dal cielo cambierebbe faccia a un quartiere dove nessuno, da anni, era mai riuscito a tirare nemmeno una riga di rimmel.
    Un’occasione che – visto quanto è bravo a vendersi – al prossimo giro potrebbe raccontare come farina del suo sacco, capitalizzando al massimo l’investimento altrui.
    Il problema è se questa faccia potrà interessare a qualcuno che non sia un agonista di curling o un appassionato della cultura inuit in genere.
    È quello che serve? È quello che ci manca?
    Le risposte, spiace dirlo, non aspettiamoci che sia lui a darle. Non sarebbe giusto.
    Dovrebbe spettare alla cittadinanza esprimersi, e forse la cosa più preoccupante è proprio questa.
    Qualcuno si porrà mai il problema?
    Temo di no. Perché tra tutto o niente, il comasco ripiega sempre su un grigissimo “piuttosto”.

  5. Dirò una cosa antipatica. La responsabilità non è del “personaggio” eletto ma di chi l’ha votato e di coloro che non sono andati a votare. Purtroppo (e lo dico avendo visto il comasco tipico) è più facile dare la colpa ad altri quando il danno è fatto, è più semplice dire (durante le votazioni) “ma si …tanto faranno come sempre, che voto a fare?”, e poi la corsa alla critica da salotto, magari seduti sul divano mentre ci si fa affubulare da promesse e annunci che aiutano a distrarre, che come fumogeni non fanno vedere una realtà sconcertante e inadeguata.

    1. Perfettamente d’accordo: e la cosa si estende dal Comune alla Regione, dalla Regione alla “Nazione”.

  6. Purtroppo il principale giornale di Como ha scelto di essere una specie di ufficio stampa del sindaco

    1. Santa Verità, Azzerbinati al volere del sommo, immenso e illuminato Sindaco da non rendersi conto di quanto stia prendendo in giro tutti con le sue “frizzantissime” sparate e voli pindarici a 3-6 mesi.

      Svegliaaaaaaaaaa

  7. Como da anni ha espresso una classe politica di livello infimo.
    Qui siamo a livello Circo Togni.
    Un clown tristissimo e patetico

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