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Punti di vista

Dormi(torio) Como, un anno e un mese dopo. E’ il primo settembre 2020: esattamente, quanto vale un voto in questa città?

Che è successo?

Se stiamo alle cronache, una cosa molto semplice. Una maggioranza trasversale, era il 25 luglio 2019, ha detto (con un impegno non vincolante ma di indirizzo forte, evidentemente dal significato politico alto) all’esecutivo di realizzare un nuovo dormitorio per senzatetto, permanente e sempre operativo, in città.

Approvata la mozione sul dormitorio permanente a Como 

Può, ci sta e di diritto pieno, piacere o non piacere. Ma tanto è accaduto con rappresentanti eletti.

E, stiamo sempre alle cronache, quella sera la mozione bipartisan proposta da Patrizia Maesani (ex Fdi, poi Gruppo Misto, poi dimissionaria dal Consiglio), Patrizia Lissi (Dem) e Barbara Minghetti (Svolta Civica) è stata approvata con 14 voti a favore (Pd, Svolta Civica, Forza Italia, Fratelli d’Italia, M5S, Ada Mantovani – che su questo tema ha clamorosamente detto addio al gruppo Rapinese – e Maesani) e 8 contrari (Rapinese Sindaco e Lega).

Assente Bruno Magatti di Civitas, fuori città allora per preannunciati impegni personali non derogabili, mentre alla fine si è astenuta la Civica di maggioranza Insieme per Landriscina (sic!). Poi anche il sindaco – ma è assoluta consuetudine sulle mozioni – si è astenuto.

Confessioni di Ada: “Dormitorio? Mi si è aperto il cuore. Un voto, un’emozione. La prima” 

Solo a analizzare i numeri è stato un voto politicamente pingue, ben speziato. Anche carico di significati che abbiamo ampiamente analizzato in questo anno e un mese.

Quindi, fuori dai programmi, dalle pance doloranti e dalle pulsioni e dai parossismi ideologici c’è stata un’espressione democratica che ha sancito un punto. Certo non obtorto collo, anzi.

Così come si approva il Bilancio si è approvato un documento. Ragionamento lineare, moltomolto elementare.

Eppure oggi, primo settembre, del dormitorio cittadino non v’è traccia.

Si ripete: dormitorio voluto da una maggioranza eletta nel più alto organo rappresentativo di un Comune.

Perché lo si ripete? Nessun esercizio di retorica: si trattasse, diciamo, del sostegno a un Ente sociale o culturale, del rifacimento di una fogna rigurgitante reflue, di un asfalto, di un lampione, ecco, quasi certamente (il dubbio, a Como, va, accidenti, sempre coltivato) tutto sarebbe già stato messo a posto. E via.

Invece no.

Apprendiamo in queste ore dai colleghi del principale quotidiano comasco, La Provincia di Como, che l’assessore alla Sicurezza (quindi solo parzialmente responsabile dell’argomento), Elena Negretti, ha una posizione molto chiara: “Alla città non serve un nuovo dormitorio, nessun comasco credo voglia buttare via dei soldi. Via Cadorna potrebbe essere utile per isolare i positivi dovesse risalire il contagio. La palestra di via Perti con le scuole che ripartono non è un’opzione. Ma abbiamo delle ipotesi valide per l’emergenza freddo”.

(Emergenza Freddo, servizio Caritas che non ripartirà in via Cadorna poiché una parte del Centro Cardinal Ferrari è stata venduta, Ndr)

Però, se il dormitorio per senzatetto serva o meno lo ha già stabilito con cristallina chiarezza il voto dell’Aula consiliare, dice sempre (vedi sopra) la cronaca.

Le parole dell’assessore sembrerebbero una risposta ad altre parole, quelle più recenti del vescovo di Como, Oscar Cantoni:

Senzatetto, il vescovo: “Finché uomini e donne vivranno senza casa e nel degrado saremo senza luce e amore”

Poi non si può, e questo va riconosciuto con molta onestà, accusare Negretti di non essere stata, pur con alti e bassi, insensibile al tema, anzi.

Eppure la stessa disse (era il 12 giugno):

Dormitorio, Negretti: “Via Cadorna è il luogo migliore ma solo per i senzatetto regolari. Stiamo lavorando con Asst”

Via Cadorna è stato, ed è, un pasticcio di cui ora diventa complicato riassumere le tappe.

Tutta la vicenda, in realtà, non brilla se osserviamo, in modo anche molto neutro, l’imbarazzo del sindaco Landriscina e della giunta dopo il voto del 25 luglio 2019. Vien da pensare al freno tirato dell’alleato leghista, e non si pensa male.

Comunque.

Andiamo oltre, si potrebbe parlare della – invocatissima dal direttore della Caritas, Roberto Bernasconi – accoglienza di secondo livello. Che non è affatto una sciocchezza ma che da sola comunque non esaurisce le risposte al tema.

Si potrebbe parlare del fatto che alcuni dei senzatetto che dormono sotto le volte dell’ex Chiesa di San Francesco sono in condizioni umane e psicologiche al limite. Lo stesso assessore, sempre a La Provincia, spiega (e bisogna crederle davvero): “C’è chi sceglie di vivere per strada anche se gli abbiamo offerto di tutto. Non bastasse con assistenti sociali e psicologi cerchiamo di aiutare i senza fissa dimora con percorsi di reinserimento”.

Poi però, si potrebbe parlare della Lega, forza primaria, nevralgica e (pure troppo) muscolarissima di Palazzo, che lo scorso 20 febbraio ha proposto di mettere un’inferriata per risolvere la questione:

Proposta shock della Lega: “Un cancello anti-senzatetto all’ex Chiesa di San Francesco”

E del leader assoluto di Fratelli d’Italia nel Comasco, il deputato Alessio Butti (quindi non un Folagra marxista irriducibile) che giusto qualche ora fa ha detto:

La Lega e il cancello anti-senzatetto a San Francesco. Butti: “Non si scopa la polvere sotto il tappeto, italiani e stranieri regolari vanno aiutati”

Si potrebbe parlare di un gentilissimo e recente appello, sempre sul tema, arrivato da ComoAccoglie:

Appello di ComoAccoglie alla città: “Cerchiamo un magazzino per custodire e distribuire coperte ai senzatetto”

Ph: Pozzoni

Insomma, ci sarebbe molto di cui parlare e molto da rievocare. Ma è fondamentale, questo è il senso che si cerca di esprimere ora e qui, tornare al primo punto.

Quanto pesa un voto di maggioranza in questa città?

I senzatetto ingolfano gli esofagi, infastidiscono le parole e le mettono in contraddizione, intralciano dibattiti e coscienze. Infine, non di rado, fanno fare conti meccanicistici e strumentali su voti e consensi persi (mai guadagnati, è chiaro).

Fingiamo che non importi tutto questo.

Se domani si tradisse un voto espresso con chiarezza non opinabile su un qualsiasi altro tema di interesse comune, o Comune (eh), avremmo gente giustamente incatenata ai cancelli di Palazzo, quantomeno indignata.

Si può avere disprezzo della volontà dell’Assemblea? Chiediamo.

Ecco il punto.

Quanto vale la democrazia?

Bisogna segnare in agenda la risposta.

Dormitorio, Patrizia la leonessa ha vinto la battaglia: “No, è merito di 14 consiglieri. Ma siamo solo all’inizio”

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