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Da Napoli a Parigi per amare Como: storia di Gennaro, il sarto che cuce i sogni delle dive nell’atelier del centro

Da Napoli a Parigi passando per Como. Questo è il piccolo capolavoro di Gennaro Grandoni, 72 anni – o “due volte 36”, come preferisce dire lui – stilista, sarto, artista delle forbici e della macchina da cucire, arrivato nella nostra città pochi mesi fa, ha aperto un piccolo atelier in via Lambertenghi, dopo una vita passata a lavorare nel mondo della moda nella sua città natale.

“Per tutta la vita ho lavorato per un’azienda che realizzava abiti per marchi come Coveri o Laura Biagiotti, ho cucito abiti per donne famose, come quello con cui Valeria Marini è andata al Grande Fratello – racconta – poi, quando sono andato in pensione, io e mia moglie abbiamo deciso di trasferirci a Como per stare più vicini a nostro figlio, che vive qui”. Proprio il figlio è l’artefice della scommessa di aprire un atelier in città: “Ha visto questo negozio vuoto e mi ha proposto di affittarlo – spiega – così a giugno ho aperto e non passa giorno che qualcuno non entri a dirmi che è bellissimo”.

E tra i passanti incantati dai suoi capolavori di seta, pizzi e ricami c’è stata anche una donna belga, arrivata per partecipare all’evento di Cartier che si è tenuto sul lago proprio a giugno: “E’ rimasta colpita da una blusa in vetrina – racconta – le ho fatto vedere un abito da sera della stessa serie e le è piaciuto così tanto che l’ha subito comprato”. Da Como al Belgio, l’abito è arrivato poi a Parigi dove ha catturato lo sguardo di una stilista che ha subito voluto cercare il suo creatore: “Ha provato a rintracciarmi chiamando Trombetta, lo storico negozio di seta di Piazza San Fedele, che l’ha messa in contatto con me – racconta – e mi ha commissionato un tailleur disegnato da lei che tra pochi giorni andrà a Parigi per una sua cliente”.

Ma se l’abilità di Grandoni nel cucire stoffe preziose non ha bisogno di presentazioni, meno evidente ma altrettanto preziosa è la sua innata capacità di cucire rapporti e amicizie svelando una generosità che, quando si parla di comaschi, non può che sorprendere: “Siamo stati subito accolti a braccia aperte da moltissime persone e questo atelier ne è la dimostrazione – spiega guardandosi intorno nel piccolo spazio che è un vero e proprio scrigno di passione, creatività e bellezza – i quadri sono di artisti amici di mio figlio, il tappeto è un regalo di un’amica, il grande specchio e il mobiletto d’epoca me li ha prestati l’antiquario di via Diaz, i gioielli sono del negozio Aymara”.

E così, mentre realizza i sogni delle clienti trasformandoli in abiti unici, questo artista sembra non rendersi conto che quello che ha realizzato è un piccolo miracolo di collaborazione, stima e fiducia che vale più di qualsiasi abito che volerà a Parigi.

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