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“La strage, i milioni per l’ospedale in Fiera, la sanità territoriale abbandonata”. Lo sfogo di Michele Mennillo (Paxme-Hospice San Martino)

E’ uno sfogo durissimo quello di Michele Mennillo, presidente del Gruppo Paxme che a Como significa Hospice San Martino, prima di tutto. Ovvero il luogo dove l’assistenza, la cura, l’attenzione per i malati terminali sono la guida, il faro di ogni giornata. Ed è dunque con queste credenziali, con questa storia, che le parole di Mennillo suonano dure come pietre e che non casualmente vengono raggruppate nella lettera aperta sotto il titolo “Sanità territoriale lasciata al palo”.

Non lesina termini molti forti, il presidente del Gruppo Paxme evocando senza perifrasi l’immagine degli “ospedali al collasso” trasformati “nei principali focolai del morbo” e parlando apertamente di “strage”. E poi ancora, durissime critiche a Regione Lombardia per “l’ospedale deserto nella Fiera”, costato 21 milioni di euro e quasi inoperativo, oltre all’amara conclusione: “Siamo stati lasciati soli dalle istituzioni”, rivendicano di converso di non aver mai abbandonato nessuno quando è toccato alle strutture di competenza.

Proponiamo integralmente lo scritto di Michele Mennillo di seguito

SANITA’ TERRITORIALE LASCIATA AL PALO

Non siamo né di maggioranza né di opposizione. Siamo solo professionisti della sanità, e possiamo dire che alcune scelte che sono state fatte non le condividiamo.

Avere concentrato la gestione della pandemia sugli ospedali li ha portati al collasso, trasformandoli nei principali focolai del morbo, ed è stata una strage. Decine di morti al giorno, e alla fine i reparti non erano più in grado non dico di curare, ma neppure di mantenere in vita le persone.

Bisognava invece portare le cure a casa, senza aspettare di saturare gli ospedali, ma la sanità territoriale invece è stata “lasciata al palo”.

Invece di potenziare i presidi già esistenti, hanno investito milioni per allestire un ospedale deserto nella Fiera.

Sono state create le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, le USCA, chiamando una manciata di Medici a coprire territori troppo vasti senza che chi le ha create abbia consultato o dialogato con chi il territorio lo conosce e sul quale lavora. Apprezziamo quei Medici per il coraggio con cui hanno affrontato un compito impossibile.

I Medici di medicina generale sono stati dimenticati nei loro studi: una rete capillare di ambulatori semplicemente ignorata.

Abbiamo proposto il progetto “Paxme aiuta” per dare supporto ai medici di medicina generale e alla popolazione, mettendo a disposizione un servizio di tele-monitoraggio per i pazienti più fragili. Non ci siamo limitati a monitorare a distanza i parametri vitali, ma abbiamo cercato di stare vicino ai nostri anziani con la nostra voce.

Abbiamo continuato ad assistere nelle case con l’Assistenza Domiciliare Integrata e le Cure Palliative: abbiamo preso in carico anche pazienti COVID positivi, curandoli nelle loro case. Qualcuno è guarito, qualcuno non ce l’ha fatta, nessuno però è morto da solo a casa.

Abbiamo continuato a fare la nostra parte, anche se di frequente lasciati soli dalle Istituzioni. Le forniture al nostro personale dei dispositivi di protezione individuali le abbiamo dovute trovare noi, quando ovunque si diceva che erano introvabili. Solo negli ultimi giorni, e solo alcune ATS, soprattutto quella di Monza e Brianza, che vogliamo ringraziare, con cui collaboriamo, ci hanno aiutato con delle forniture, un passo avanti, ma non ovunque.

Lavoriamo in condizioni di totale incertezza economica: per le tariffe dell’assistenza domiciliare COVID, il legislatore regionale continua a rinviare le definizioni a “ulteriori provvedimenti”. Ai nostri infermieri, ai nostri medici, ai nostri operatori che assistono le persone noi diamo certezze: dispositivi di protezione e garanzia che il loro lavoro, la loro responsabilità avrà da parte nostra il riconoscimento economico e gestionale meritato.

Il rischio di non avere un adeguato compenso per il servizio che stiamo dando alla società se lo assume la cooperativa, come struttura, nessun altro, non aspettiamo “ulteriori provvedimenti” per rispondere “ci siamo” all’emergenza.

Per questo, e comunque andrà a finire, c’è l’orgoglio di avere fatto con impegno la nostra parte e di non avere mai lasciato solo nessuno.

Michele Mennillo
Presidente

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