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Centrolago sanità. La Cisl: “Menaggio torni a Como ma niente scherzi al Sant’Anna”

“Siamo perché vengano ridisegnati i confini dell’ATS dell’Insubria in modo da riportare l’ospedale di Menaggio nel suo ambito geografico e amministrativo naturale tenendo però in considerazione le condizioni che si sono realizzate nel tempo, alcune delle quali hanno radicalmente cambiato il sistema sanitario”. Così Adria Bartolich, Segretario generale Cisl dei Laghi e Cesare Guanziroli, Segretario generale Cisl Medici dei Laghi. Dopo la Cgil con Matteo Mandressi, dunque, un nuovo intervento sindacale nella vicenda che da giorni raccontiamo su queste pagine.

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La cronaca di un disastro ampiamente annunciato è quotidiana: logistica a singhiozzo, pazienti costretti a percorrere decine di chilometri per ottenere un servizio, sistema informatico deficitario se non assente, operatori e medici in crisi costante nonostante l’impegno quotidiano. Tutte difficoltà ampiamente vaticinate da un superdocumento siglato due anni fa da Medici, Infermieri, Farmacisti e Sindacati. Con loro, all’epoca quasi soli, il sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra, e il collega di Menaggio Adolfo Valsecchi. Oggi anche gli irriducibili della riforma si sono pentiti e il numero di amministratori che invoca il ritorno a Como sale quotidianamente. Poi la novità:

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“Bisogna fare una distinzione – spiegano i due sindacalisti – tra gestione e servizio: il servizio può essere pubblico anche con una gestione privata convenzionata e regolarmente controllata, con prestazioni gratuite o con prezzi calmierati e accessibili, al pari di struttura pubblica.   Potere accedere ad una rete di possibilità ampia significa dare servizi migliori e più qualificati. L’obiettivo non è rendere pubbliche tutte le strutture ma fornire il miglior servizio possibile garantendo il diritto alla salute per tutti, così come sancito dalla Costituzione e lavorando non sulla proliferazione delle strutture, che tra l’altro la finanza pubblica non permetterebbe, bensì qualificando e specializzando le stesse”.

In secondo luogo, occorre pensare ad una sanità che abbia al centro la prevenzione e la massima diffusione dei servizi socio-sanitari – proseguono i due – perché, come giustamente sostiene anche il provvedimento regionale sulla cronicità, la maggior parte dei pazienti attuali, in seguito all’allungamento della speranza di vita e all’aumento della popolazione anziana, non sono quelli in fasi acute ma quelli cronici.  Il cambiamento demografico e delle condizioni sociali ci obbliga a non mettere sempre più al centro del sistema sanitario l’ospedale, bensì una rete di strutture che intervengono prima e dopo il ricovero.  Inoltre, proprio perché ormai si ragiona “in rete”, gli ospedali devono tendere a una maggiore specializzazione in modo da fornire un servizio migliore. Data la collocazione territoriale di Menaggio, fermo restando la necessità primaria di efficientizzare il pronto soccorso e la necessità di dotare la struttura di un cardiologo, un radiologo e un laboratorio, cioè delle basi essenziali perché un ospedale possa chiamarsi tale, andrebbe rafforzata la riabilitazione ortopedica che già esiste. E’ chiaro che su Menaggio si deve tornare a reinvestire”.

Ciò però non può avvenire alle spalle dell’ospedale Sant’Anna, che già ha delle difficoltà sue e i cui medici difficilmente potranno essere inviati a Menaggio. Le due strutture sono accomunate da concorsi per le assunzioni che vanno deserti, segno evidente di problemi organizzativi da affrontare al più presto.  Occorre creare le condizioni economiche e strutturali perché i medici siano incentivati a scegliere un ospedale, a maggior ragione questo vale per sedi decentrate sul territorio come Menaggio. Se è anacronistico pensare che l’ospedale di Menaggio possa assumere una nuova centralità, può diventare però un polo sanitario interessante per alcuni tipi di cure, la riabilitazione ortopedica e geriatrica ad esempio così come lo può essere quello di Gravedona per la riabilitazione per l’(alzheimer-sbagliato) Parkinson. Quindi non ospedali in competizione ma in una rete integrata che fornisca agli utenti il servizio migliore. Altrimenti il semplice cambio amministrativo e il ritorno del presidio ospedaliero di Menaggio all’ATS dell’Insubria sarà un fatto meramente burocratico e una battaglia campanilistica”.

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Un commento

  1. Forse sarebbe utile informare il sindacato che nella nostra zona i gerontocomi proliferano!!Si chiede che Menaggio mantenga i requisiti di urgenza emergenza con un pronto soccorso efficiente e con professionisti all’altezza.Abbiamo avuto bravi medici anche in questi anni ma l’insicurezza circa le sorti dell’ospedale li ha costretti a scappare anche se a malincuore.Non si può chiedere ad un medico in servizio a Menaggio di andare anche a chiavenna!! Questo è ciò che sin dall’inizio chiedevano i dirigenti di Sondrio.Se il S.Anna è al collasso la colpa non è certo dei pazienti …..invece di investire in lavori edili si investa in risorse umane,quali medici ed infermieri al finerenti di rendere meno dura la vita dei pazienti che hanno diritto ad avere una buona sanitá…..quelli di città come quelli del lago.

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