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Politica

Colpi di petto in giunta, partiti insofferenti. L’autunno del patriarca (Mario) si fa cupo

A Palazzo qualcuno trama. Silenzioso, lento, con la pace interiore dell’amanuense che fretta non ha, altrimenti pasticcerebbe.

Finita la placida grazia d’agosto anche il Cernezzi ha riavviato i motori, l’aria che tira non è delle più salubri.

In giunta c’è qualcosa che vibra, risuona male, in contrappunto. Non è un sussurro, una frattaglia di gossip buttata in pasto a chi sguazza nella polemica. Gli episodi ci sono e sono recenti e sono circostanziati.

Giunta Landriscina

Dopo un mese abbondante di rimpalli e accuse tra assessori sul tema dei cimiteri una decina di giorni fa il tappo è scoppiato: la faida silenziosa tra Francesco Pettignano (attuale responsabile dei lavori nei camposanti cittadini) e Vincenzo Bella (predecessore) ha visto una riunione d’esecutivo tutt’altro che serena.

Variabili le ricostruzioni: si va dallo “scontro fisico sfiorato”, si passa per un diplomatico “c’è stata maretta”. si arriva a involuti tipo “condizioni politiche curiosamente da interpretare nella loro sostanziale, quando talora solo apparente, criticità”. Ma il senso è sempre quello.

Pettignano, furente come mai prima, ha sparato alzo zero e denunciato, accusato. “Mi avete lasciato solo quando sapevate bene che ho ereditato la partita dei cimiteri con il rimpasto (6 luglio), non ho avuto molto tempo per agire e sono finito nel tritacarne”, avrebbe sbraitato (parafrasando e sommando le varie ricostruzioni) rifiutando il ruolo di agnello sacrificale.

E son partiti i colpi di obice contro Bella (cosa peraltro messa nero su bianco, in modo più mite ma altrettanto severo: qui). Il collega (che contattato per una replica nei giorni scorsi si era limitato a un cortese “no comment”) non ha lesinato risposte. E non sarebbero state tenere.

Altro giro altra corsa, giunta veloce, pre conferenza stampa, venerdì mattina per il progetto San Martino. “Fraintendimenti e incomprensioni” sul tema in oggetto hanno visto crescere l’agitazione fra l’assessore al Verde, Marco Galli e il collega al Bilancio, Adriano Caldara.

Il primo sarebbe stato una corda di violino tesa al parossismo per le domande (“alcune provocatorie” si dice) del secondo (anni di pratica sportiva e esercizio di concentrazione devono poi aver mitigato l’ira funesta di Galli).

Due episodi, ultimi in ordine di tempo, certo non i primi, segnano uno stato di generale indisposizione nell’esecutivo di Mario Landriscina.

Adriano Caldara

Basta la minima scossa (“anche mezzo buffetto”) per dare la stura a qualche contrasto. “C’è sempre una tensione pazzesca e non da oggi – raccontano i beninformati – non si capisce chi gioca a frenare o chi, peggio, magari gioca sporco”.

Nei partiti di governo qualcuno chiede se non ci sia chi preferisca “il non fare, l’acqua immobile, la pace della passività. Alla fine la giunta, in qualche modo, si ricompatta sempre ma per quanto?”. In maggioranza la cosa è cristallina a molti, la truppa del primo cittadino sarebbe ormai divisa in fazioni piuttosto chiare.

Non è un mistero il reciproco spalleggiamento, per esempio, nell’asse (comunque non fissato sempiternamente. E solido fintantoché utile) Butti-Galli-Rossotti.

Quest’ultima, Rossotti, peraltro, riportata recentemente a più miti consigli: smesso l’abito della libera battitrice da un po’ la si sente sottolineare in ogni occasione pubblica – e come un mantra – concetti quali “gioco di squadra”, “tutti insieme”, “collegialità”, “evviva il gruppo”.

Dall’io al noi. Modus copernicanamente rivoluzionario per una personalità come quella della neo assessora alla Cultura (già Turismo, ex Ecologia e Ambiente passati inopinatamente a Galli). Un altro segnale, in ogni caso.


C’è poi una dualità (questa sì inscindibile). Elena Negretti-Alessandra Locatelli: le amazzoni del sindaco (Mario, “cuore in allarme”), scattanti, prontissime a scendere in campo a difesa dello scranno più alto, senza se e senza ma.

Un binomio che talora si estende in trinità: entrambe sono molto vicine a Vincenzo Bella.

Non va dimenticato, peraltro, che il ruolo di plenipotenziaria, braccio destro e sinistro, primo consigliere, primo cavaliere, prima tra i pari, mano esecutiva e, nei fatti, capo di gabinetto in pectore, esercitato (sotto piena, assoluta non discutibile – nemmeno per scherzo – investitura landrisciniana) da Negretti non aiuta a placare taluni animi, fuori e dentro la brigata.


In un clima che poco ha a che fare i giorni della letizia postelettorale, si parla assessori che non muovono foglia se non sicuri della presenza (durante le riunioni) di colleghi della fronda d’appartenenza. Qualcuno vive nella paura di veder soffocate le proprie delibere ancor prima di discuterle.

E se nella cerchia familiare più stretta le cose non vanno benissimo anche tra i consanguinei di secondo grado – i partiti in consiglio – non manca qualche fitta ventrale.

Da molto tempo i fieri alleati Forza Italia e Fratelli d’Italia invocano una maggiore centralità dei gruppi nelle decisioni, chiedono condivisione piena, non documenti cotti e mangiati “pronti solo per essere illustrati, pacchetti ormai chiusi e non modificabili, prima di approdare in aula”.

“Questo è il Bilancio fatto e finito, la delibera è chiusa, il documento è pronto – sussurra un consigliere – son cose che non vogliamo più sentire”.

Non a caso il primo segnale di dissenso è arrivato, ed è stato l’equivalente di una mini-nuke per Landriscina: Forza Italia spietata: affossata la delibera Negretti. Sindaco: “Non intendo campare così”.

E ancora, il pastrocchio (scientificamente preordinato?) dello scorso 19 luglio: Ticosa, incredibile pasticcio del centrodestra: mancano i numeri, salta la seduta

Così, pochi giorni dopo, azzurri e sindaco si sono riuniti per un vertice prevacanziero. Carte scoperte: i forzisti vogliono una maggioranza protagonista capace di riunirsi e partecipare attivamente alle scelte della giunta (ragionamento, come detto, tutt’altro che sgradito a Fratelli d’Italia).

Forzisti che peraltro contano sulla guida, prima informale oggi ufficiale, di Mauro Caprani. L’impavido sergente di ferro (delfino di Alessandro Fermi) ha già dato prova di forza in più occasioni e sa muovere il gruppo.

Non arrivassero segnali dal sindaco nelle prossime settimane, gli alleati potrebbero inviare nuovi regalini affossando qualche delibera.

E la Lega? Il Carroccio è l’amor granitico, non solubile nell’acquetta dei giochi di potere: il punto di partenza e di approdo del primo cittadino. Un posto chiamato casa, certezza, stabilità.

Assessori (di diretta o laterale emanazione del partito di Salvini) e consiglieri sono militarmente fedeli (la Lega di Governo, abbandonata la piazza, ha una disciplina quasi unica) all’impegno elettorale. Stessa posizione, plasticamente riprodotta, per gli esponenti della civica “Insieme per Landriscina”. E qui, ecco spiegato il sodalizio d’acciaio Negretti-Locatelli.

Questo, l’antipasto all’autunno politico. Le premesse sono chiare, molte richieste servite (più o meno ufficialmente) sulla scrivania del sindaco. E ogni cosa, al solito, è pronta a mutare al primo refolo di vento, alla prima intesa, tra una sigaretta e l’altra, nel Cortile Antico.

Rimpasto è parola che qualcuno pronuncia ma stavolta davvero un po’ a casaccio, quasi fosse il bambolotto spauracchio da mostrare nei momenti di tensione per aumentare il panico.

Prematuro, almeno per ora, anche se alcune poltrone negli assetti dell’esecutivo non sono più sicure come un tempo (due i nomi che circolano da giorni ma davvero siamo all’anticamera del sussurro). Molto dipenderà dai partiti e connesse segreterie. Che però queste ultime facciano da metronomo politico, al patriarca Mario non è mai piaciuto.

Dunque bisogna tornare all’inizio di questo piccolo retroscena e chiudere il cerchio con una variazione: a Palazzo si trama. E’ come se ogni istanza, pur generica, ogni stato d’animo, manifesto o sussurrato, concorresse a creare un clima, un momento di sbilanciamento permanente, un incerto mai davvero governabile dove vecchi lupi della politica si muovono agevolmente, silenziosamente, pronti a preparare trappole, assalti e colpi di fuoco amico.

Certo non è un mandato normale. L’esecutivo e la maggioranza sono sopravvissuti a un’astensione senza precedenti per Como, all’affermazione di una lista (Rapinese) che da sola ha surclassato tutti i partiti tradizionali e le civiche. Ma, buon per loro, sono sopravvissuti e dovrebbero cominciare a prenderne coscienza.

Altrimenti saranno altri tre anni abbondanti di ordinaria amministrazione, pochi guizzi, prove muscolari, solitudini urlate e qualche richiesta buttata, un po’ così, nella sala delle diplomazie.

Ma, sopra ogni cosa, carriolate di Maalox per tutti.

 

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3 Commenti

  1. Ol Tivan, sicuramente l’ing. Bella non avrà tutte le colpe, ma come non le può avere tutte l’Assessore Pettignano. Il degrado dei Cimiteri Comunali non è incominciato dal 6 luglio e questo lo capirebbero anche dei bambini. Proprio perché sicuramente persona di alto livello l’ing. Bella non può seguire part time un assessorato come quello che gli è stato assegnato, a cui fanno capo Settori fondamentali per la collettività; Settori che, come tutti sappiamo, poco tempo fa hanno subito un terremoto giudiziario, tutt’ora in corso di giudizio. Proprio oggi leggevo di una palestra di una scuola chiusa da oltre un anno, che avrebbe dovuto essere riaperta molti mesi or sono, ma che ancora rimarrà chiusa per diversi mesi per problematiche con la Ditta appaltatrice che non ho ben compreso; e la situazione in generale delle scuole mi par di capire sia preoccupante; la sala del Consiglio Comunale è inagibile da quanti mesi? Lo stato dei Cimiteri è noto a tutti; per non parlare delle strade, il cui manto fortemente deteriorato è agli occhi di tutti; ci si preoccupa della rotatoria di Piazza San Rocco quando in viale Masia sono mesi che sono posizionate delle barriere provvisorie (si fa per dire) per “proteggere” l’attraversamento pedonale. Ed il personale che manca per poter accogliere ulteriori bambini ai nidi? Insomma, tutto è provvisorio ma nello stesso tempo perenne, tutto è in ritardo, tutto è rimandato, tutto è ancora da valutare, le gare d’appalto che vanno deserte, le procedure di selezione del personale non vanno a buon fine (es. nomina del Capo di Gabinetto) etc etc.
    Ma una città come Como può andare avanti così? Secondo il mio modesto parere no.

  2. quanto meno Belle, non dimentichiamo è l’Ingegner Bella, uomo preparato e capace nel suo lavoro, che ha sempre avuto ruoli determinanti in imprese difficili dimostrando capacità e ottenendo successo: il nuovo S. Anna, l’aeroporto di Orio, Ora il Comune di Como. Con una giuda senza capacità politica in un ambiente pieno di sussurri e cose riportate, con ruoli mai assegnati per decisione comune a figure senza esperienza alcuna che si piccano di essere dei general manager e che ricordando il famoso “tanto rumore per nulla” un Ingegnere è certamente fuori luogo. Se poi un dipendente della Provincia, impiegato in altri settori, lo attacca accusandolo sostenendo che i suoi insuccessi derivano da mancanze di Bella, veramente meglio non leggere più le cronache .

  3. Avete voluto un Assessore ai lavori pubblici che lavora a tempo pieno a oltre 50 km di distanza da Como?Questi sono i risultati. E non ce l’ho con l’Assessore Bella, perché ovviamente nel poco tempo che ha disposizione non può di certo fare i miracoli; è evidente che un ruolo così delicato ed impegnativo richiede un Assessore a tempo pieno.

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