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A guardia della rivoluzione! Il Cerchio di Mario in prima fila, a difesa del Graal-Paratie

Ogni sindaco ha un cerchio magico. Una guardia di ferro. Un nucleo di difensori della fede e della fedeltà. O, se si vuole, un gruppo di pretoriani a garanzia della “rivoluzione”. E – come accaduto ai tempi di Mario Lucini, quando Daniela Gerosa e Lorenzo Spallino erano i Garanti e Confidenti Supremi oltreché Comandanti in capo della vincibile armada (dove primeggiavano i Luppi, le Lissi, le Greco, le Magni, i Selis e gli Imperiali) – anche nel lustro Landriscina, come sempre è accaduto e sempre accadrà, i fedelissimi emergono nei momenti pubblici, quelli offerti all’occhio della cittadinanza.

Ieri sera, alla presentazione del nuovo progetto per lungolago e paratie, il momento si è ripetuto. E la guardia di ferro si è manifestata nella sua piena purezza. Inevitabile.

Mancavano forse soltanto in due tra i fedelissimi doc, entrambi della lista civica: il capogruppo Franco Brenna e la consigliera Elena Maspero. Gli altri c’erano tutti. E tutti in prima fila, ça va sans dire.
C’erano dunque, loro, le Zarine, in versione galà politico al confine con il sexy: il vicesindaco Alessandra Locatelli e la “Maxima”, Elena Negretti.

Accanto a quest’ultima, l’anima vera della discesa in campo di Landriscina e attuale vicepresidente di Acsm Agam: il commercialista brizzolato-chic, Marco Rezzonico, vero motore invisibile del mandato in corso.

Sempre in primissima fila, il guerriero padano (sì, padano) Adriano Caldara e il sigillo regional-leghista del sottosegretario Fabrizio Turba.

Due icone del foltissimo plotone salviniano a salvaguardia del Graal chiamato lungolago, che appena una fila dietro vedeva Carrocci vari in massiccia presenza (Alessandra Bonduri e Andrea Valeri, ad esempio, con i riccioli civici di Sabrina Del Prete amichevoli intrusi).

Poco più in là, altri lumbard: Giampiero Ajani, Alessandro Molteni e Ivan Noseda. E a vegliare su tutti, il deputatissimo Eugenio Zoffili con il presidente di Asf e storico Spadino da Giussano comunale, Guido Martinelli.

Tornando in prima linea, a chiudere la coorte due creature generate in politica da Mario: gli assessori Amelia Locatelli in total black e un classico del casual, Marco Galli.

Sparsi qua e là, accenni discreti di Simona Rossotti.

Forza Italia? Poca, pochissima da Palazzo Cernezzi e dintorni. In prima linea soltanto Franco Pettignano, che pareva l’incarnazione di un motto alla Vasco Rossi tipo “eh già, sono ancora qua”.

Per il resto, giusto un Enrico Cenetiempo annidato nelle retrovie (un po’ come la collega turbolenta di Fratelli d’Italia, Patrizia Maesani, una mezz’oretta di presenza algida e poi un’uscita charmant dalla sala, a debita distanza dalle Zarine).
A chiudere il ritratto di serata – nulla a che vedere con fedelissimi e pretoriani, ovviamente – anche l’ex sindaco Mario Lucini in lillà.

E pure il cosiddetto “papà delle paratie”, Fulvio Caradonna. Ma questa è un’altra storia, sono altre storie.

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2 Commenti

  1. Nell’aula sorda e grigia (cit.) che compare nelle foto, l’unica nota di bellezza da registrare è quella delle signore ivi presenti.

  2. Se questo parcheggio vista lago è il massimo risultato tecnico-estetico che la Regione Lombardia è in grado di produrre, allora sarebbe stato meglio assegnare il compitino ad un istituto tecnico per geometri. Faccio una profezia non richiesta: alla fine di questo circo pluriennale si arriverà a riconoscere che l’unico progetto fattibile era quello di Caradonna, inutilmente sacrificato. Con una differenza sostanziale: con l’ex assessore al timone, Como avrebbe avuto il nuovo lungolago da molti anni.

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