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Canile della Valbasca: la ricostruzione è partita, merito delle donazioni (ma nessun contributo dal Comune)

Cinque mesi dopo l’incendio che ha distrutto completamente uno dei padiglioni (era la notte tra il 7 e l’8 agosto dell’anno scorso e persero la vita 5 cani), il canile della Valbasca mantiene le promesse fatte e torna a vivere.
L’inaspettata gara di solidarietà scattata immediatamente, infatti, aveva permesso di raccogliere in breve tempo una cifra consistente (215 mila euro) e ora è tempo di bilanci. E di ricostruzione, come racconta Marco Marelli, presidente della sezione Enpa comasca e responsabile della struttura.

Quando ci siamo sentiti, l’ultima volta, vi auguravate di inaugurare il nuovo padiglione tra Natale e l’inizio di gennaio. A che punto sono i lavori?
Proprio ieri sono iniziati i lavori di montaggio dei nuovi box prefabbricati. Si tratta di 26 gabbie coibentate e perfettamente a norma dal punto di vista igienico.

Quando pensate di finire?
Non so rispondere. I box saranno montati in pochi giorni ma poi dovremo fare la pavimentazione, l’impianto elettrico e quello antincendio. I tempi dipendono dalla disponibilità delle ditte che abbiamo incaricato. Spero che non ci vorrà molto, ma non posso sbilanciarmi.

La cifra che avete raccolto era piuttosto consistente. Riuscirete a coprire tutti i i costi?
Il nuovo capannone completo di impianti costerà all’incirca 180 mila euro. I soldi che avanzano verranno utilizzati per sistemare anche gli impianti dell’altro capannone e dotare anche lui di un sistema antincendio. Tutti i soldi raccolti, quindi, verranno utilizzati per la struttura.

Mi aveva parlato anche di alcuni lasciti che avevate ricevuto e che vi avrebbero permesso di costruire un terzo capannone, in modo da destinare questo a gattile. A che punto è il progetto?
Per varie ragioni non siamo ancora riusciti a entrare in possesso realmente di questi lasciti quindi il progetto, per ora, purtroppo è fermo. L’unica cosa che non si ferma mai sono le emergenze. Il vento di questi giorni, ad esempio, ha scoperchiato il tetto di una casetta. Ci sono sempre nuovi costi e c’è sempre da intervenire.

A sinistra, Marco Marelli, presidente Enpa. A destra il sindaco di Como, Mario Landriscina

E il contributo straordinario promesso dal Comune è arrivato?
Finora no. L’unica Amministrazione pubblica che ha contribuito alla ricostruzione è stata quella di Casnate con Bernate.

(Per approfondire: Canile Valbasca, visita e promessa di Landriscina: “Sì a un contributo straordinario”)

Ci rivediamo per l’inaugurazione allora.
Spero presto.

L’INCENDIO DI AGOSTO
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6 Commenti

  1. Giorgio, comunque la si pensi questo è un servizio sociale al quale il comune ricorre in caso di abbandono dell’animale o sequestro etc. etc.
    senza polemica le donazioni sono da sempre un atto di liberalità se vuoi puoi e dai altrimenti non promettere e continui per la tua strada.
    io, ringrazio la mia giunta poiché quando ho proposto di fare qualcosa , ci hanno messo davvero poco tempo ad approvare la delibera .
    Saluti.
    Fabio Bulgheroni Sindaco del comune di Casnate con Bernate.

    1. Sono d’accordo che abbia mancato di coerenza: faceva meglio a non promettere da subito, piuttosto che promettere e poi far finta di nulla.

      Sul resto personalmente sono dell’idea che, quando il Comune (o in generale un ente pubblico) ha bisogno di ricorrere a un certo servizio, ne faccia richiesta e paghi in maniera trasparente stimolando una gara tra chi offre quel tipo di servizio.

      Non mi piace molto l’approccio del “prima lo utilizzo, poi mi sento in dovere di correre in soccorso dell’ente X”: parlando di risorse pubbliche, queste devono essere “contendibili” da chiunque pensi di poter offrire quel tipo di servizio.

  2. giorgio, perché non è giusto che tutto debba reggersi (quasi) sempre sulle donazioni di denaro, tempo e manovalanza delle persone di cuore. Anche perché sono spesso sempre i soliti a sborsare, a prescindere dalle loro possibilità, coloro che non riescono e non vogliono girare il viso.
    Mentre ad esempio l’abbandono di cani (motivo per cui esistono i canili e i gattili) è una piaga causata dalla comunità. Quindi la comunità per prima dovrebbe impegnarsi per compensare con fondi adeguati.

    1. Per me è questione di principio, che prescinde dal caso specifico: come comunità abbiamo un problema? Bene, ci attiviamo per risolverlo e vediamo di capire quale potrebbe essere la migliore soluzione.

      Se un’associazione privata decide di farsene carico, ben venga, ma deve essere chiaro che non è che allora le spetterà qualcosa in automatico.
      Nel momento in cui il Comune decide di tirare fuori i soldi per questo tipo di problema, si partirà comunque da zero: contributi speciali a singole associazioni si prestano troppo a favoritismi, ricerca di pubblicità e consenso, mance elettorali, etc..

  3. Se riescono a rifare tutto tramite donazioni spontanee e private, perchè il Comune dovrebbe contribuire? Ben venga il destinare i soldi pubblici ad altri scopi.

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