Entrando nella primaria di via Brogeda, afferente all’Istituto Comprensivo Como Nord (con plessi oltre che a Ponte Chiasso, a Monte Olimpino, Sagnino e Campione d’Italia), si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo.
A quei casermoni degli anni Sessanta: grandi spazi, soffitti alti, vetri sottili alle finestre che spifferano e quelle ombre sopra ai caloriferi che ti raccontano da quanto tempo non vengono ridipinte le pareti.
“Qui in via Brogeda l’ultima volta lo fecero i richiedenti asilo che affollavano la città nel 2016. Ce li mandò il Comune” racconta Sonia Lulli, dirigente scolastica del Comprensivo da sei anni. Fosse solo ridipingere i muri. I problemi sono altri. “In questo plesso abbiamo un problema strutturale con le finestre – prosegue la dirigente scolastica – Non le possiamo aprire perché c’è il rischio che cadano a terra. In una classe è successo pochi mesi fa, fortunatamente sotto non c’era nessuno. Sono venuti a cambiarla pochi giorni fa, raccomandandoci di non aprile. Eppure io con il problema Covid dovrei poter arieggiare spesso le aule”.
Nel plesso di Ponte Chiasso ci sono circa 70 bambini e per fortuna ci sono appesi alle pareti i loro disegni, ci ricordano che siamo in un luogo di cultura e di educazione. Per loro però dall’inizio di quest’anno non è possibile entrare in palestra – una bella e grande palestra – perché la caduta di alcune piante durante il maltempo ha crepato delle vetrate e non è sicuro sostare sotto. “Inoltre c’è il problema dei topi – aggiunge la dirigente scolastica – i due magazzini per gli attrezzi sono chiusi perché abbiamo trovato più volte ratti ed escrementi”.
Attorno alla scuola però c’è un bel giardino. Peccato che metà al momento non sia agibile: dal secondo piano c’è una plafoniera in metallo tagliente che penzola pericolosamente sulle teste di chi passa. “Tutte questioni più e più volte segnalate al Comune – racconta Sonia Lulli – Ma purtroppo ormai da diversi anni la manutenzione ordinaria è diventata straordinaria e quella straordinaria non si fa. Eppure vorrei ricordare che decoro e dignità sono fondamentali. Il rispetto per la cosa pubblica si guadagna e il Comune non sta facendo nulla per insegnarlo ai bambini”. E aggiunge: “Continuano a mettere toppe alle questioni ma non risolvono i problemi. Alla fine però i costi saranno maggiori perché i problemi non scompaiono”.
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Lo sanno bene alla secondaria di primo grado “Don Milani” a Sagnino dove gli studenti possono vivere solamente il piano terra della loro scuola. I due livelli inferiori dove ci sono aule, una mensa, laboratori e perfino una piscina sono inutilizzabili. Nella struttura di via Deledda frequentano quotidianamente le lezioni circa 90 studenti suddivisi in quattro classi. La più numerosa quest’anno è stata trasferita in aula magna così da soddisfare la normativa sul distanziamento sociale.
Tutto bene, o quasi, almeno se non si fa caso alla pianta che sta entrando dalla finestra del bagno delle ragazze. Ma soprattutto finché non si scendono le scale verso i piani inferiori: ad un tratto sembra di trovarsi in un film dell’orrore. L’odore di muffa penetra nelle narici e la condensa che cola dalle finestre ci conferma i problemi di umidità così come le pareti che si scrostano.
Due piani di aule vuote e degrado che ogni giorno i ragazzi devono vedere per arrivare alla nuovissima palestra appena ristrutturata (un progetto da 103mila euro nel 2018) per la lezione di educazione fisica. Poco importa se gli spogliatoi sono nell’area inagibile (dove qualche mese fa è stata installata una porta tagliafuoco, perché se non si vede, vuol dire che il problema non c’è) e se per accedere alla palestra devono fare lo slalom tra i caloriferi smontati e abbandonati a ridosso di una parete.
Anche a Sagnino c’è uno spazio verde esterno incredibile con un panorama mozzafiato. Vedere gli studenti fare lezione di scienze o di arte all’aperto sarebbe un sogno per i docenti di questa scuola. Sono invece costretti a fare i conti con un albero caduto da mesi a ridosso della struttura scolastica e altre piante secolari che ogni volta che c’è maltempo si piegano in modo spaventoso.
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A maggio investiti 1,7 milioni nelle scuole: basteranno?
E’ chiaro che i problemi raccontati qui sopra non sono frutto di uno o due anni bensì della convinzione, trascinatasi per oltre un decennio, che non servisse investire sugli edifici scolastici. Nella maggior parte d’Italia le scuole sono state costruite negli anni Settanta e da quel momento non sono state più rinnovate.
E’ chiaro che quarant’anni sulle spalle, per degli edifici, pesano. Una scelta politica sicuramente nata anche dal costante calo demografico che porta, soprattutto i piccoli Comuni o i quartieri, ad avere sempre meno bambini e più classi vuote. Così non sono certamente una novità i tanti edifici scolastici in disuso da anni che costellano anche la città di Como.
Il sindaco Mario Landriscina, a cui avremmo voluto porre queste domande ma che in questi giorni di emergenza è difficilmente reperibile, fin dall’inizio del suo mandato ha detto che gli edifici scolastici erano una priorità e l’amministrazione comunale dal 2017 ad oggi ha impegnato diversi milioni di euro per la riqualificazione delle scuole cittadine. Da ultimo il piano da 1,7 milioni di euro partito a maggio 2020 che ha dato inizio a numerosi interventi di manutenzione straordinaria.
Quello che è chiaro è che in ogni plesso della città di Como ci sarebbe qualcosa da fare, lavori piccoli o grandi. I fondi però non sono infiniti. E allora, vista la situazione sociale, sarebbe d’obbligo fare un ragionamento più ampio: potrebbe essere utile una razionalizzazione dei plessi senza però creare classi pollaio, per altro oggi impensabili vista la necessità del distanziamento sociale? Se è così, serve investire i fondi in quelle strutture da rimettere a nuovo. Altrimenti il rischio è di realizzare una palestra nuova da 103mila euro in un plesso con due piani inutilizzabili.