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Città assente sul Pnrr, +Europa apre l’orizzonte : “Una Università professionale d’eccellenza legata al Made in Como”

La città di Como a oggi sembra piuttosto in affanno – se non proprio in ritardo – sulla grande partita dei fondi europei per il rilancio e l’uscita dal cono d’ombra sanitario ed economico legato alla pandemia.

Oggi, per inserire la città e di fatto l’intero territorio nel dibattito e possibilmente per dare una concreta possibilità di agganciare il treno in una prospettiva di sviluppo e crescita, una proposta arriva dal presidente di +Europa Lario, Luca Monti, che punta sulla costruzione di “un Polo per la formazione terziaria professionale di eccellenza con la collaborazione di Insubria e Politecnico, Comonext, i Centri di Formazione professionale e le scuole di Como oltre alle Associazioni di categoria e alle imprese che vogliono investire su capitale umano”.

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Di fatto – sempre ricorrendo alle parole di Monti – “una Università Professionale di eccellenza che utilizzi la notorietà del Made in Como in quei settori può diventare attrattiva anche per studenti che, nel resto d’Europa, sono alla ricerca di proposte formative di livello”.

Alleghiamo di seguito l’intervento integrale di Luca Monti.

L’Europa sta per finanziare un Piano per la Next Generation EU da 235 miliardi di euro.

Contiene una grande quantità di proposte, obiettivi, linee di finanziamento per il rilancio dell’Italia e anche della nostra Como.

Per poter accedere a questi investimenti servono visione, capacità progettuale e operativa, con l’aggregazione di forze e competenze per garantire il raggiungimento dei risultati.

Chi si candida ad amministrare Como dovrà avere una visione sul futuro della città e saper guidare un processo complesso. Oppure nulla, perché anche questi treni possono passare e andare altrove. Realizzare progetti europei non è uno scherzo ma ancor più difficile è dare un respiro europeo a una piccola città.

Scorrendo tra le risorse, c’è un finanziamento di 1,5 miliardi di euro che sponsorizza una sigla ITS che sembrerebbe l’acronimo di un indirizzo di studi di scuola superiore. Non è così.

Gli ITS sono percorsi biennali post diploma che formano competenze professionali specialistiche e tecniche come quelle delle Università Professionali, che in Italia ancora non esistono.

Questi corsi, che pochi frequentano perché rari e poco pubblicizzati, rispondono al bisogno delle aziende di avere tecnici esperti e qualificati.

Non solo, rappresentano la soluzione per quegli studenti che non cercano un percorso lungo di specializzazione all’università ma che hanno bisogno di qualificare la loro formazione, trasformandola in una professione tecnica definita. Infatti sono corsi più brevi perché molto finalizzati, con una componente pratica e tirocinio sul campo.

I dati delle assunzioni dopo aver frequentato questi corsi parlano di assunzioni sopra l’80% e “coerenti” con il profilo professionale, spesso conseguenti al tirocinio.

Grandi fondazioni, che riuniscono Università, Scuole, Centri di formazione, Centri di ricerca e imprese, realizzano i percorsi che sono progettati sulle esigenze delle economie territoriali.

Veniamo a Como. Tessile/Moda, Arredamento, Turismo sono i settori che ci rappresentano e che costituiscono la fonte di ricchezza economica della nostra provincia ma anche di know how che deve continuamente aggiornarsi, crescere e diffondersi per far crescere imprese e risorse umane.

Sappiamo infatti che l’innovazione e le competenze sono gli elementi chiave che consentono di competere nel mercato globale.

La proposta, in una visione di città che va verso il futuro e investe sui giovani, consiste nel disegnare un percorso per arrivare, con i fondi del PNRR, a costituire un Polo per la formazione terziaria professionale di eccellenza con la collaborazione di Insubria e Politecnico, Comonext, i Centri di Formazione professionale e le scuole di Como oltre alle Associazioni di categoria e alle imprese che vogliono investire su capitale umano.

La Prima Università Professionale d’Italia: gli spazi fisici ci sono, le competenze e le aree professionali sono disponibili, le risorse per far nascere questo Polo sono state ormai stanziate in un programma quinquennale.

L’idea di una Università Professionale di eccellenza che utilizzi la notorietà del Made in Como in quei settori può diventare attrattiva anche per studenti che, nel resto d’Europa, sono alla ricerca di proposte formative di livello. Questo risponderebbe anche alla disponibilità di “posti letto” in bassa stagione e al “turismo della conoscenza” che porterà qualcuno di questi studenti a trasferirsi anche dopo la formazione.

Chiudersi o aprirsi? In questo dilemma, le nostre componenti politiche hanno fatto una scelta chiara. L’Europa è lo spazio nel quale Como deve muoversi ed “Europa” significa “sguardo aperto”. Chi amministrerà Como dovrà avere questo sguardo.

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