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Fuggi fuggi dalla Fondazione per Villa Olmo: governance da rifare e soldi da trovare

Cambia (quasi) tutto per il futuro di Villa Olmo.

Proprio nelle stesse ore in cui la giunta di Palazzo Cernezzi si affida al governo romano per ottenere circa 8 milioni di euro per portare sul serio a compimento il recupero della dimora, ben oltre l’intervento finanziamento anche da Fondazione Cariplo, arriva una serie di novità sulla gestione ventura del compendio.

Come noto, nel 2019, con un incarico da 33mila euro, il Comune si era affidato alla società romana Struttura Srl per delineare la Fondazione che dovrà gestire il polo intero di Villa Olmo. Ora, però, quella società è stata innanzitutta incorporata da un’altra, milanese, la PTSCLAS SPA con sede in via Solferino 40.

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Ma soprattutto, lo sviluppo del progetto per la Fondazione che avrebbe dovuto gestire Villa Olmo è stato bloccato dal Covid. E questo ha prodotto qualche sconquasso e qualche deciso cambiamento di posizione.

Si legge nei documenti dell’amministrazione, ad esempio, cheì “l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi hanno posto i soggetti pubblici di fronte alla necessaria riattribuzione delle priorità della loro azione, privilegiando ovviamente misure di sostegno alla salute pubblica e di risposta alla crisi socio-economica venutasi a creare nel Paese”. Insomma, per gli enti pubblici (Comune, Provincia, Camera di Commercio) sono intervenuto altre priorità.

Ma non solo per i pubblici: infatti anche “rispetto alla potenziale compagine privata, gli effetti sulle disponibilità finanziarie del tessuto imprenditoriale hanno portato ad una concentrazione delle risorse verso interventi di tutela del business; conseguentemente le possibilità di valutare e prevedere un coinvolgimento a lungo termine di soggetti partner sono state limitate dal clima di incertezza generato a livello nazionale e locale”.

Insomma, passi indietro a gogò.

E ancora: “In generale la situazione di crisi del Paese e l’incognita rispetto alla sua durata temporale ha reso evidente la necessità di una revisione delle priorità strategiche su cui era impostato il progetto e sugli assunti in termini di target di pubblico e di spesa che erano stati definiti pre-crisi”.

In questo quadro decisamente critico ci si sono poi messi anche “lo slittamento ulteriore dei tempi di progettazione esecutiva e di avvio lavori per gli interventi che ancora mancano nel processo di recupero della Villa”.

Risultato, in parole povere: tutto (o almeno molto) da rifare.

E quindi ecco la decisione della giunta comunale di ridefinire con la nuova società “gli assunti di base su cui erano state definite le condizioni di equilibrio economico e sostenibilità complessiva dell’intervento”, così come “l’esigenza di rivedere le scelte in merito all’effettiva struttura di governance da conferire all’Ente Fondazione, valutando scenari alternativi che contemplino:

a) la presenza del solo Comune di Como come socio fondatore;

b) la compartecipazione di soggetti dalle elevate capacità – sia economico finanziarie, sia gestionali e operative – che però, al momento, non sembrano nelle condizioni di poter garantire un’adesione nel breve periodo;

c) il coinvolgimento di soggetti privati dalle ridotte capacità economico-finanziarie e gestionali-operative, ma dal rilevante peso rispetto al coinvolgimento della comunità”.

Il tutto, per un costo di 12mila euro in più a carico di Palazzo Cernezzi.

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